Elezioni Usa, volatilità politica all’orizzonte

Stephen Dover, Head of Equities di Franklin Templeton, spiega perché ritiene che i possibili cambiamenti del panorama politico statunitense potrebbero favorire nuovi picchi di volatilità del mercato.

Le elezioni del nuovo Presidente e del Congresso degli Stati Uniti sono ormai prossime e, vivendo nell’era del Covid-19, il Giorno dell’Inaugurazione sarà verosimilmente segnato da turbolenze politiche più gravi rispetto alle passate elezioni. Esistono elevate probabilità che lo spoglio ci proietterà in una fase di grandi cambiamenti legislativi, come non accadeva da molto tempo, specialmente in caso di duplice vittoria democratica, la cosiddetta “onda blu”.

L’incertezza elettorale alimenterà la volatilità del mercato e la necessità di incorporare considerazioni politiche nelle decisioni d’investimento. “Anche riuscendo a identificare alcuni principi di investimento costanti nel tempo, non potremmo comunque applicarli ad un universo di investimenti immutabile – o a un contesto economico e politico immutabile. Tutto è in costante evoluzione…” ha scritto Sir John Templeton al punto 14 delle sue “16 regole per investire con successo”. Si considerino i punti seguenti:
• al voto statunitense parteciperà il primo candidato vicepresidente di discendenza nera e asiatica, riflesso dei cambiamenti demografici nel Paese;
• probabilmente, una fetta importante dell’elettorato voterà per corrispondenza. Di conseguenza, i tempi dello spoglio potrebbero allungarsi, alimentando incertezze e favorendo le contestazioni. Una parte dei voti espressi per il Congresso e forse per il Presidente non sarà nota immediatamente dopo la chiusura delle urne, esponendo così i mercati a una possibile volatilità nei giorni successivi alle elezioni;
• la lentezza dell’iter di approvazione delle leggi più importanti del Senato Usa ha consentito agli investitori di anticipare più facilmente i cambiamenti politici. Spesso definito “il più grande organo deliberante al mondo” per via del suo mandato più lungo, delle sue dimensioni ridotte e delle sue circoscrizioni sparse in tutto il paese, da sempre il Senato è caratterizzato da un clima più collegiale e meno di parte rispetto alla Camera dei Rappresentanti. L’ostruzionismo del Senato, dove l’approvazione di leggi importanti richiede una maggioranza del 60%, ha richiesto una certa cooperazione tra i partiti politici.

Gli investitori hanno spesso preferito un Congresso “in stallo”. L’ostruzionismo del Senato dovrebbe avere i giorni contati, poiché entrambi i candidati presidenziali si dicono disponibili a intervenire.
Negli ultimi anni, le regole dell’ostruzionismo sono state modificate per alcune questioni fiscali e di bilancio, e per le nomine politiche e giudiziarie. Una modifica alle rimanenti regole dell’ostruzionismo del Senato renderà più semplice la promulgazione delle principali leggi che riguardano gli investitori, e magari il loro successivo ritiro all’elezione di un nuovo Congresso che esprima una diversa compagine politica.

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