Con settembre è finita la calma estiva, anche sui mercati

A cura di Mark Dowding, Cio di BlueBay

Dopo la relativa calma dell’estate, l’azionario Usa ha iniziato settembre con un andamento più volatile. Dopo aver toccato i massimi a inizio settimana, la situazione si è capovolta con il Nasdaq che ha perso il 5% in una sola seduta e gli operatori sui mercati che hanno iniziato a mettere in dubbio la sostenibilità delle elevate valutazioni del segmento tech.

Anche i rendimenti dei principali titoli di Stato si sono mossi al ribasso, in linea con l’aumento della volatilità sull’azionario e con la digestione dei commenti della Fed dopo Jackson Hole. Da un certo punto di vista, i mercati appaiono rosei, ancorati a bassi costi di finanziamento e a una costante ripresa in alcuni dei settori più colpiti. Tuttavia, si potrebbe sostenere che i dati mostrano un quadro confuso: la divergenza tra settori e Paesi sta aumentando e finché non ci sarà un vaccino persisterà la minaccia di nuovi lockdown localizzati. Continuiamo a trovarci in un periodo incerto e senza precedenti.

Le banche centrali ribadiscono il loro impegno a sostegno della ripresa

Nel corso della settimana abbiamo visto dichiarazioni da parte di diversi banchieri centrali, che hanno commentato Jackson Hole e ribadito l’impegno a mantenere le condizioni finanziarie accomodanti durante la fase di ripresa dalla pandemia.

Negli Usa, il vice Presidente Clarida ha affermato che è possibile che la Fed abbia adottato una politica monetaria restrittiva troppo velocemente tra il 2015 e il 2018 e ha ribadito il nuovo atteggiamento della Fed, impegnata a evitare che la disoccupazione guidi l’azione futura della Fed. Anche il Governatore Brainard ha reiterato il nuovo framework della Fed, che ora adotta un target di inflazione media flessibile, affermando che sono molteplici gli altri strumenti a disposizione della Fed in caso di peggioramento delle condizioni finanziarie o dell’outlook per l’inflazione.

Lo stesso tono è stato utilizzato dalla Bank of England, con il Governatore Bailly e il membro del Monetary Policy Committe Ramsden che hanno evidenziato come la banca possa aumentare ulteriormente il Qe ed espanderlo ad altri asset, in caso di necessità. La guidance “colomba” ha continuato a tenere sotto controllo i rendimenti dei titoli di Stato core.

In Europa, c’è stato un certo dibattito sul fatto che la Bce potrebbe agire più prima che dopo, in risposta al rafforzamento dell’euro e a un’inflazione inferiore. Anche i Pmi si sono ridotti rispetto alle ultime proiezioni di giugno, con gli stati meridionali che hanno iniziato a mostrare una certa divergenza rispetto a quelli settentrionali. Ciò potrebbe limitare la riduzione degli spread nella periferia.

Nonostante ciò, vediamo una certa resistenza interna all’idea di estendere o ampliare gli attuali programmi di Qe nei prossimi mesi e quindi riteniamo che la Bce sia in modalità “aspetta e vedi”.

Un occhio alla politica Usa

Il Presidente Trump continua a recuperare terreno nei sondaggi rispetto a Biden, con alcuni provider di scommesse che lo danno addirittura come probabile vincitore a novembre. È interessante notare come la maggiore probabilità di un testa a testa abbia visto i mercati iniziare a prezzare una maggiore volatilità intorno al periodo del voto, con i contratti sul Vix di ottobre in salita, a riflettere il maggiore rischio di un’elezione contesa.

Tornando a questo mese, le discussioni sullo stimolo fiscale Usa riprenderanno, ma ci sarà poco interesse per un negoziato tra la Casa Bianca e i Democratici, con anche i Repubblicani divisi tra di loro.
Potremmo trovarci in una situazione in cui i finanziamenti del governo e lo stimolo fiscale verranno assorbiti da un pacchetto a fine mese, potenzialmente in grado di creare un rischio di shutdown governativo, il cui impatto potrebbe svegliare i mercati, che finora hanno trascurato queste trattative.

I mercati del credito corporate

Dopo un’estate solida per gli spread corporate, l’attenzione degli investitori si è ora spostata sul calendario delle nuove emissioni di settembre, trattandosi notoriamente di un mese pieno.

Nonostante l’offerta record di bond societari da inizio anno e l’aspettativa di un’offerta netta significativamente inferiore da qui a fine anno, persiste il rischio che l’offerta possa concentrarsi a settembre, dato il livello delle valutazioni e in vista di un contesto macro potenzialmente più volatile verso fine anno.

Ciò potrebbe portare a un’indigestione di spread nel breve termine, ma siamo fiduciosi che ciò non metterà in discussione la nostra tesi costruttiva sul credito investment grade, legata alla continua caccia globale ai rendimenti, agli afflussi positivi verso l’asset class e ai programmi di acquisto delle banche centrali.

Guardando avanti

Nonostante gli asset rischiosi continuino a mettere a tacere le preoccupazioni in questi mesi estivi, noi proseguiamo con una certa cautela man mano che ci avviciniamo a fine anno. Esistono numerosi potenziali catalizzatori in grado di innescare la volatilità, come un’impennata del virus, dati deludenti, le elezioni Usa, il consolidamento nell’azionario Usa o la mancanza di progressi nelle politiche fiscali.

A contrastare queste negatività vi sono la sensazione generale che l’esposizione al rischio sia contenuta e che i potenziali sviluppi positivi di un vaccino e le misure di contenimento delle politiche globali implicano che qualsiasi sostanziale ritracciamento verrà colto come occasione di acquisto. Ma con le valutazioni che in generale hanno ritracciato parecchio, crediamo che applicare disciplina e pazienza, cercando di trarre vantaggio dall’eventuale volatilità, sia la strategia più proficua.

Per finire, la Festa del Lavoro di lunedì negli Usa tradizionalmente segna la fine dell’estate per i mercati e le prospettive per il resto della corsa verso fine anno potrebbero essere influenzate da come si manifesteranno i progressi sul fronte della politica fiscale del governo.

Speriamo che i processi decisionali di alcuni governi mostrino segnali di miglioramento e tempestività, perché talvolta nel 2020 è sembrato che i bambini non fossero gli unici ad aver bisogno disperatamente di tornare sui banchi di scuola!

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