Una settimana sul Forex – Grecia, la mina vagante

La settimana appena conclusa è stata contraddistinta da numerosi appuntamenti macroeconomici. In evidenza le riunioni di quattro banche centrali (Bank of England, BCE, Bank of Canada, Reserve Bank of Australia): con la sola eccezione dell’Australia, che ha optato per un innalzamento del costo del denaro al 4,0%, tutti gli altri istituti non hanno apportato modifiche ai tassi di riferimento (€ 1,0%, £ 0,5%).

Sono stati resi noti anche i dati relativi all’occupazione dell’area Euro e degli Stati Uniti: venerdì in particolare, i Non Farm Payrolls (dato che evidenzia la variazione del numero di impiegati nel corso dell’ultimo mese per tutte le attività non agricole) hanno messo in evidenzia un ulteriore peggioramento del mercato del lavoro americano. Nel mese di febbraio sono infatti andate perse 36000 unità, 6000 in più rispetto al consensus.

Negative sono state anche le rilevazioni riguardanti il settore immobiliare: Pending Home Sales  in calo del 7,6% a gennaio. In controtendenza gli ordini industriali (1,7%) e l’indice ISM del settore non manifatturiero (53, consensus 51, precedente 50,5) che hanno sostenuto il biglietto verde evitando deprezzamento oltre quota 1.3750 sull’Euro.

Anche sul fronte europeo i dati macro hanno fornito spunti contrastanti: PIL  -2,1% su base annua in linea con le attese, negativo l’indice dei prezzi al consumo 0.9%, inferiore alle stime. Le tensioni economiche in Europa, in particolare per quanto riguarda il rischio default della Grecia, hanno favorito il ritorno del dollaro sulle quotazioni di aprile 2009: dopo i recuperi che da dicembre fino ad ora hanno spinto il dollaro da quota 1.4500 a 1.3500 contro EUR,  il mercato ha affrontato una settimana caratterizzata da un trend sostanzialmente laterale compreso nel range 1.3420 e 1.3750 e chiudendo di fatto sugli stessi livelli dell’apertura di lunedì. Crisi nera per la sterlina: le incertezze politiche legate al periodo elettorale e lo stallo economico del Regno Unito hanno trascinato il pound inglese sotto quota 1.48 contro dollaro e  oltre 0.90 rispetto all’euro.

Stabile invece lo yen  su valori massimi contro tutte le principali divise antagoniste. La valuta nipponica, nonostante le correzioni di giovedì e venerdì (rotti i supporti 90.00 contro USD e123.00 contro EUR), sembra infatti godere ancora dei benefici delle politiche espansive delle  principali banche centrali; probabilmente si potrà assistere ad inversioni di trend soltanto a seguito di aumenti dei tassi Fed.
In un’ottica di breve quindi in grande spolvero JPY e USD: obiettivi al rialzo contro EUR rispettivamente a 119.50-118.00 e a 1.3450-1.3350.

Alcuni addetti ai lavori sospettano che il dollaro sia sostenuto più dalle vicissitudini altrui che dai fondamentali USA: l’ipotesi risulta piuttosto credibile, proprio per questo non sono da escludere ritracciamenti in area 1.3750-1.3800-1.3900 sulla divisa unica  e a 89.00-88.00 contro JPY.
Sotto i riflettori per la settimana in corso: produzione industriale tedesca, CPI (consumer price index) Germania, bilancia commerciale USA, vendite al dettaglio USA e indice del Michigan.

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