L’Europa studia il Fondo salva-paesi

Della creazione di un fondo monetario europeo se ne parlava da molto, ma soltanto in queste settimane, con la Grecia appesa all’orlo del baratro, se ne sono esplorate le possibili modalità, cercando di aggirare la clausola “no bail-out” sancita dal Trattato di Maastricht.

Certamente la recente velocizzazione delle pratiche è stata influenzata dalla caduta delle resistenze tedesche, oltre che dall’incontro di Washington, dove oggi il premier greco George Papandreou incontrerà il presidente Usa Barack Obama, con una possibile sosta per bussare alle porte del Fondo Monetario Internazionale per un prestito.

In conseguenza di questa eventualità, poco prima dell’incontro, a Strasburgo la Commissione Europea ha dato il via ad un dibattito preliminare sull’argomento del fondo monetario, in merito al quale una decisione andrà presa entro giugno.
In ogni caso si esclude che l’Fme possa nascere in tempo per puntellare il tetto del Partenone che sta letteralmente crollando in testa alla nazione ellenica.

La costituzione del fondo, infatti, prenderà vita nel contesto di un pacchetto di misure atte a rafforzare la sorveglianza delle politiche macro economiche e di bilancio anche dei singoli stati membri, onde evitare il ripresentarsi in futuro di altri casi come quello della Grecia.
Il cancelliere tedesco Angela Merkel, ieri ha commentato: “I nostri strumenti sono insufficienti, l’Europa deve essere in grado di rispondere alle sfide del momento perché vogliamo risolvere i nostri problemi da soli”, definendo poi la proposta dell’Fme ideata da Wolfgang Schäuble “buona e interessante”.
Il muro dell’opposizione tedesca insomma sembra caduto e, in seguito alla doppia carta di Washington giocata da Papandreou, l’asse franco-tedesco è stato indotto all’azione.

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