Mercati, e ora che cosa succede?

“Incoraggiata dall’allentamento del lockdown e dal proseguimento dei piani di recupero, l’economia inizia a risollevarsi, soprattutto negli Stati Uniti. Negli Usa, infatti, il tasso di crescita del secondo trimestre è stato migliore del previsto, trainato dal settore manifatturiero e dal real estate (si registra il quarto aumento consecutivo degli indicatori anticipatori dell’attività, consumi in crescita su base annua, produzione e ordini di beni durevoli in ripresa, permessi di costruzione in aumento). Nell’area euro i dati di crescita sono sostanzialmente in linea con le aspettative, con alcune disparità. I principali indicatori anticipatori dell’attività economica sono in territorioespansivo, anche se si è osservato un rallentamento senza mettere in discussione il rimbalzo atteso nel 3° trimestre”. E’ quanto sottolinea Jean-Luc Hivert, Chief Investment Officer di La Française AM.

La performance delle aziende, seppur sofferente in termini assoluti, si è rivelata sorprendentemente positiva nei mesi estivi. Negli Stati Uniti, il 64,8% delle imprese ha dato risultati superiori alle attese in termini di fatturato, mentre l’82,7% ha registrato un utile netto sorprendentemente buono (in forte crescita rispetto al 1° trimestre). In Europa, il 61,9% ha realizzato un fatturato superiore alle stime, con un 56,6% delle aziende che ha superato le aspettative sull’utile netto. Dopo aver sospeso gli annunci sulle previsioni di business durante la crisi, le aziende hanno ripreso a condividere le loro attese future, il che costituisce un fattore incoraggiante.

Resta comunque una certa cautela, con il timore di veder finire questa fase di recupero, al di là della ripresa iniziale. I tassi di disoccupazione sembrano infatti destinati a ostacolare la ripresa dei consumi nel medio periodo, in particolare nei settori più esposti alle misure restrittive in materia di salute come il turismo, la ristorazione e il tempo libero. Anche se la parte peggiore della crisi sembra essere superata, il calendario economico è delicato nel breve periodo, con una potenziale seconda ondata della pandemia, le elezioni americane, il ritorno delle tensioni tra Cina e Stati Uniti (Uiguri, tensioni in campo tecnologico, Hong Kong, ecc.), e le tensioni nel Mediterraneo tra la Turchia e alcuni paesi europei. Nel lungo termine, sarà inoltre necessario gestire l’ammontare del debito, soprattutto quello accumulato a livello statale in risposta ai vari programmi di recupero introdotti, ma anche da parte di alcune aziende.

Mercati in buona forma

Per il momento, i mercati non danno peso a questi rischi e seguono il trend iniziato a metà marzo. Sui mercati azionari globali il Msci World in euro, pur rimanendo negativo da inizio anno, attestandosi a -2,28% al 31 agosto, ha recuperato il +37,89% dal suo punto più basso del 23 marzo. In Usa il Nasdaq 100 in euro ha registrato una performance eccezionale del +60,67% rispetto al punto più basso del 16 marzo, che gli ha permesso di registrare una performance nell’anno del +30,16%.

Sui mercati azionari europei, il Cac 40 ha registrato un forte rimbalzo, +31,76% dal 18 marzo, anche se la performance del 2020 resta negativa al -17,24%. Anche l’Euro Stoxx resta negativo nel 2020 a -12,62%, nonostante un recupero del +37,16% dal 18 marzo.

Sui mercati dei tassi di interesse, i tassi statunitensi a 10 anni si sono ridotti di quasi 1,2 punti percentuali, passando dall’1,91% allo 0,69%, nonostante una certa pressione in agosto (+12 punti base). La stessa osservazione può essere fatta per i tassi europei: il tasso tedesco è passato da -0,19% a -0,39% (+12 punti base ad agosto), quello francese da 0,12% a -0,09% (+10 punti base ad agosto), quello portoghese da 0,44% a 0,42%, quello spagnolo da 0,47% a 0,40% e quello italiano da 1,41% a 1,09%.

Sui mercati del credito, i premi per il rischio tendono a normalizzarsi dopo l’ampio allargamento degli spread sperimentato durante la crisi, pur rimanendo su livelli più elevati rispetto all’inizio di gennaio. Nell’investment grade, gli spread dell’area euro e degli Stati Uniti si sono attestati rispettivamente a 92 e 151 punti base al 31 agosto, rispetto a 63 e 112 all’inizio di gennaio (dopo un picco di 199 e 389). Nell’high yield, a livello globale, lo spread è aumentato da inizio gennaio a fine agosto da 335 a 477 punti base (con un picco a 895), nell’area euro da 268 a 403 (picco a 708), negli Stati Uniti da 315 a 459 (picco a 887), nei paesi emergenti da 427 a 588 (picco a 1072).

Per quanto riguarda il debito subordinato, gli spread AT1/CoCos hanno registrato un incremento di 168 punti base da inizio anno (da 324 a 493, con un picco a 1898 il 23 marzo), di 112 punti base per i bond societari ibridi e di 40 punti base per i subordinati assicurativi.

Quali opportunità ci attendono

Il tentativo di comprendere a fondo tutti i cambiamenti determinati da questa crisi sanitaria senza precedenti sembra prematuro. Tuttavia, possiamo già vedere alcuni cambiamenti in corso.

– La transizione tecnologica: la pandemia ha accelerato la digitalizzazione e l’uso dello smart working . La necessità di strumenti informatici è aumentata, cosa di cui hanno beneficiato soprattutto i titoli tecnologici statunitensi.

– Cambiamenti nei modelli di consumo in termini di trasporti, commercio e tempo libero. Un’accelerazione della transizione dal commercio fisico all’e-commerce. Le imprese dovranno adattarsi rapidamente.

– Un’accelerazione della transizione energetica: sebbene alcuni settori possano essere tentati di abbandonare gli sforzi di transizione per concentrarsi sulla ripresa, riteniamo che, al contrario, qualsiasi ripresa dovrebbe amplificare questa trasformazione sotto l’impulso dei piani di recupero che la maggior parte dei governi sta cercando di orientare verso un’economia sostenibile.

Nel breve periodo, riteniamo che con i piani di stimolo della banca centrale e le migliori prospettive economiche rispetto a quanto inizialmente previsto (tassi di default inferiori alle attese, stagione degli utili migliore del previsto, stime di crescita degli Stati riviste al rialzo), gli asset rischiosi resteranno particolarmente attraenti per gli investitori che cercano il rendimento in un contesto di tassi di interesse che restano bassi, anche se alcuni episodi di volatilità dovranno essere gestiti entro la fine dell’anno.

La ricerca di rendimento da parte degli investitori sarà rafforzata dallo storico annuncio del cambiamento di “filosofia” della Fed, fatto da J. Powell al simposio di Jackson Hole di fine agosto, che ora favorisce la ripresa economica rispetto al controllo dell’inflazione, mantenendo così bassi i tassi di interesse.

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