Bce, Calendar Provisioning letale per il sistema italiano

A cura di Antonio Cataneo, Amministratore Delegato di Axactor Italy

Gli ultimi dati disponibili sull’andamento economico ed occupazionale sono preoccupanti. L’Istat ha recentemente fornito un quadro sull’occupazione nel secondo trimestre 2020, evidenziando un calo drammatico del numero degli occupati, di circa quasi 900mila persone tra dipendenti a termine (meno 677mila unità) e indipendenti (meno 219mila unità). Allarmante anche la situazione per le piccole e medie aziende. Solo nel settore turismo, la stima nazionale di Confesercenti, in base ad un sondaggio sottoposto ai loro associati ed elaborato assieme a Swg, prevede che quasi 600mila imprese tra hotel, bed and breakfast, negozi, bar, ristoranti siano in bilico, se la situazione nei prossimi mesi non dovesse stabilizzarsi, senza dimenticare che negli ultimi mesi ci sono già state quasi 90mila chiusure di aziende in questi ambiti.

In questo contesto le Istituzioni Pubbliche nazionali ed europee dovrebbero aiutare le aziende, fornendo contributi a fondo perduto, liquidità e altre agevolazioni e non penalizzarle. Cosa che invece potrebbe accadere se venissero applicate le norme previste dal cosiddetto Calendar Provisioning della Bce che impone alle banche la progressiva svalutazione dei crediti deteriorati fino al 100%. Ciò significa, in parole semplici, fine della flessibilità e quindi drastica riduzione delle erogazioni dei prestiti. Mai come in questa situazione di crisi invece sarebbe necessario avere maggiore elasticità per valutare le situazioni caso per caso o quantomeno poter avere margini maggiori di manovra.

Grazie alla nostra prospettiva di realtà internazionale che opera in numerosi mercati europei, possiamo sottolineare che gli scenari in tema di gestione credito sono nettamente diversi e per questo diventa fondamentale tenerne conto nell’introduzione delle normative. Se applicato nel nostro Paese, in questa fase, il Calendar Provisioning, oltre a gravi ripercussioni per le banche che sarebbero costrette a ricapitalizzarsi nel breve tempo, porterebbe gravissime ripercussioni al sistema produttivo, già duramente colpito dal Covid-19. Diversamente che in altri Paesi Europee infatti le nostre aziende, storicamente, dipendono molto dal sistema bancario per i finanziamenti ed anche una loro minima riduzione potrebbe portare a ulteriori chiusure.

Concludo sottolineando che noi operatori del settore del credito faremo sicuramente la nostra parte nei prossimi mesi e anni, aiutando ed accompagnando le aziende in difficoltà nella gestione dei loro debiti, per cercare di evitare che possano finire in situazioni difficilmente gestibili. Del resto, le aziende e anche i consumatori italiani sono storicamente buoni pagatori e ritengo che anche in una situazione di crisi si metterebbero a disposizione per gestire al meglio la situazione.

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