Hong Kong, la nuova colonia cinese

Nonostante siano passati ben 12 anni dalla cerimonia che segnò la fine del periodo coloniale di Hong Kong, nel 1997, l’autonomia della penisola sembra tutt’altro che scontata.
Non è la bandiera del’impero britannico a dominare la metropoli, bensì quella della Repubblica Popolare cinese che sembra avere il chiaro disegno di integrare fino in fondo il presidio di Hong Kong, lasciando solo la sensazione di un’autonomia amministrativa più formale che sostanziale.

Questa situazione può essere innanzitutto evinta dalla posizione del governatore Donald Tsang, continuamente richiamato all’ordine dai mandarini del governo pechinese, che di fatto hanno il potere di eleggerlo. Le loro preoccupazioni in questo periodo si concentrano attorno alle manifestazioni di piazza dei dissidenti di Hong Kong che chiedono più diritti umani e meno ingerenze di partito.
Un altro esempio chiaro delle intenzioni cinesi è il colossale progetto finanziato al 100% dalla Cina per la costruzione di una superstrada lunga 50 km sospesa sull’acqua che, attraverso il ponte più lungo del mondo, collegherà Hong Kong e Pechino in meno di mezz’ora di macchina, il tutto previsto in consegna per il 2016.

A livello politico, infatti, le due nazioni sembrano già indissolubilmente unite.
Quando il leader cinese Hu Jantao ha annunciato una stretta creditizia per scongiurare i rischi dell’inflazione e del crack di un’economia in forte crescita, ecco che il governatore Tsang si è presentato nell’aula del Parlamento di Hong Kong recitando un discorso sui rischi della bolla immobiliare nella sua città-Stato, questo nonostante le più importanti società immobiliari di Pechino abbiano fatto miliardi quotandosi in borsa proprio ad Hong Kong.
 
In poche parole, se Pechino ordina, Hong Kong obbedisce.
La borsa di Shanghai ha annunciato un’alleanza “a tutti i livelli” con quella di Hong Kong, qualcosa simile ad un matrimonio, e i nuovi progetti di sviluppo del territorio e del turismo nelle diverse regioni della Cina, compreso il Ponte sul fiume delle Perle, sono tutti saldamente coordinati dal governo di Pechino.

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