La Bank of England verso l’ingresso nel club dei tassi negativi

A cura di Antonio De Negri, Founder e Ceo di Cirdan Capital

Almeno per quanto riguarda le politiche monetarie le due banche centrali si strizzano l’occhio. L’incertezza dello scenario macroeconomico dominato ancora dal tema Brexit e dalle prese di posizione del premier inglese Boris Johnson, e le pesanti ricadute sull’economia del Paese hanno fatto parlare per la prima volta la Bank of England di tassi negativi.

Dice il comitato per le politiche monetarie della BoE nel suo report del 17 settembre: “Lo scenario economico rimane fortemente incerto”, facendo così intuire che la riduzione dei tassi d’interesse dallo 0,1% attuale verso territorio negativo è una possibilità che si sta prendendo in considerazione. Quella della BoE potrebbe pertanto essere l’ultima grande economia ad avventurarsi nel mondo dei tassi negativi. Al contempo la BoE ha rivisto al rialzo le previsioni relative al Pil rispetto ad agosto, facendo menzione di una ripresa dei consumi domestici più elevata del previsto grazie anche agli incentivi governativi per i ristoranti (e cioè all’iniziativa “Eat Out to Help Out”).

Ci aspettiamo però che, con tutta probabilità, la BoE rimanga alla finestra, nell’attesa di conferme sul lato politico da parte del governo per quanto riguarda la Brexit e dal lato economico sugli sviluppi del mercato del lavoro. Possiamo ipotizzare che l’Europa continuerà a dialogare con il Regno Unito per raggiungere un accordo sulla Brexit, di fatto posticipando la necessità di un intervento da parte della BoE, il mercato del lavoro resta il tema più importante: i dati sul mercato del lavoro sono alterati dalle misure previdenziali, in particolare quelle concernenti la cassa integrazione. Per questo motivo gli effetti reali sulla disoccupazione rimangono ancora incerti e si chiariranno probabilmente solo nelle prossime 6-8 settimane.

In particolare, la domanda fondamentale che si pone la BoE è quanta parte della forza lavoro in cassa integrazione verrà ri-assorbita nel mercato del lavoro e quanta diventerà a tutti gli effetti disoccupata. Secondo I recenti dati dell’Ons (Office for National Statistic) nel Regno Unito a settembre 3 milioni di persone sono ancora in cassa integrazione, mentre i dati dell’agenzia delle entrate inglese (Hmrc) stimavano che ad agosto erano circa 4 milioni. Questi numeri indicherebbero una disoccupazione nel Regno Unito tra il 10% ed il 14%, mentre la BoE stima che questa si aggiri intorno al 7,5% pur mettendo in conto anche una potenziale percentuale più alta.

Ad ogni modo questi dati saranno analizzabili solo alla fine di novembre e dopo che si sarà riunito nuovamente il comitato per le politiche monetarie della BoE che decide sui tassi: fino ad allora la BoE rimarrà in attesa, in preparazione di un eventuale taglio dei tassi in negativo nel 2021. Un ridotto taglio dei tassi di 10 punti base potrebbe avvenire già a novembre in caso di aumento significativo dei casi di Covid-19 e se si verificasse un’espansione del programma di Quantitative Easing per ulteriori 100 miliardi di pound.

Mentre l’economia europea, capitanata dalla Germania, sembra rialzare la testa, l’economia inglese resta in maggiore sofferenza a causa dell’incertezza politica ed economica: questo non può che pesare sulla sterlina che sarà ancora sotto pressione rispetto alle valute europea e americana.

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