“Teoricamente, una delle virtù del metallo prezioso è quella di mostrare capacità di difesa in caso di ascesa dell’avversione al rischio. Non è stato questo il caso. La correzione, dopo la corsa degli ultimi mesi, può essere però considerata fisiologica, soprattutto nell’ottica del rafforzamento del dollaro, che ha altrettanto ‘fisiologicamente’ recuperato da livelli di ipervenduto”, continua De Palma.
Che puntualizza: “Alla luce di questo movimento, è utile a nostro avviso passare nuovamente in rassegna le principali variabili a cui è legato l’oro. Soffermandoci più approfonditamente sul dollaro, con il quale i metalli preziosi in generale mostrano una significativa correlazione inversa, da un punto di vista fondamentale la divisa americana è da anni sopravvalutata nei confronti dell’euro: in termini di parità del potere d’acquisto, il cambio dovrebbe situarsi attorno a 1,30. Il ruolo di valuta rifugio del dollaro potrebbe continuare a sostenerne le valutazioni, soprattutto nel breve termine, ma riteniamo che, in un’ottica di medio-lungo periodo, la direzione sia nel senso di un ulteriore indebolimento, circostanza che favorirebbe i metalli preziosi”.
Inoltre, l’oro è molto correlato con tassi reali e con la liquidità globale: ha quindi beneficiato ampiamente delle politiche monetarie non convenzionali lanciate negli ultimi anni. “Al momento – conclude l’esperto – non intravediamo alcuna inversione di tendenza nell’impegno delle banche centrali. Gli ultimi messaggi vanno anzi nella direzione di rassicurare gli investitori sul fatto che le misure straordinarie verranno mantenute in essere fino a quando l’inflazione non raggiungerà il livello target del 2% in maniera sostenibile. In assenza di messaggi di segno contrario, pensiamo quindi che l’oro continuerà ad essere un utile complemento in un portafoglio diversificato“.