Il dibattito Trump-Biden accende la campagna elettorale, ma cosa cambierà per i mercati dopo le elezioni?

“Con il primo dibattito televisivo tra il presidente Trump e il candidato democratico Joe Biden, la competizione elettorale negli Stati Uniti è entrata nel vivo. Le votazioni di novembre sono alle porte, ma nello scenario di crisi causato dalla pandemia gli effetti dell’esito elettorale sull’economia e sui mercati finanziari potrebbero essere meno pronunciati di quanto sarebbero in circostanze normali“. A affermarlo è Brendan Mulhern, global strategist, Newton Investment Management (BNY Mellon IM), che di seguito illustra nel dettaglio la propria view.

Generalmente i mercati guardano alle elezioni negli Stati Uniti come a un momento in cui procedere con cautela, o quantomeno restare alla finestra sinché non vi sia maggiore chiarezza su come e dove allocare il capitale. Tuttavia, la recessione economica indotta dalla pandemia, e i livelli senza precedenti di stimoli monetari e fiscali, hanno già determinato uno scenario di massima incertezza per la politica economica statunitense.

Come traspare dal grafico, l’incertezza politica è sempre stata ai livelli più estremi durante i periodi di stress economico e finanziario che rendano necessaria una risposta monetaria e fiscale. Sono proprio queste misure, combinate con le dinamiche del ciclo di business delle aziende, a preparare la strada per la ripresa dopo una crisi.

Indice Baker, Bloom e Davis dell’incertezza sulle politiche economiche USA – Fonte: Bloomberg

In uno scenario come quello attuale, è ragionevole presumere che il risultato delle elezioni non avrà un impatto tanto significativo sui mercati quanto quello che avrebbe avuto in circostanze normali. Non importa chi sarà il vincitore: il governo degli Stati Uniti continuerà a portare avanti una politica di ampio disavanzo pubblico, almeno sinché il settore privato non si sarà rimesso in sesto, e la Federal Reserve probabilmente ne pagherà il conto, direttamente o indirettamente. Sì, l’esito delle elezioni ha un effetto ai margini – soprattutto per quanto riguarda i settori vincitori e perdenti sui mercati azionari – ma crediamo che i trend generali di mercato non ne saranno influenzati.

Il deficit degli Stati Uniti si è ampliato aggressivamente già prima della crisi ma, all’approssimarsi delle elezioni, né i democratici né i repubblicani sembrano voler aderire a una politica di maggiore prudenza fiscale. Quando la vita tornerà alla normalità, l’economia globale ritornerà a funzionare con il sostegno di stimoli erogati su una scala mai vista prima, almeno in tempi di pace. In queste condizioni, c’è una probabilità molto concreta di assistere a un’accelerazione dell’inflazione dei prezzi di beni e servizi.

Deficit pubblico USA ponderato per i trasferimenti di capitale – Fonte: Bloomberg, Newton IM (BNY Mellon Investment Management)

Quali sono le implicazioni?

Quando le Banche Centrali hanno iniziato i programmi di QE in risposta alla crisi finanziaria, l’opinione di consensus era che questo avrebbe determinato un’accelerazione sostenuta dell’inflazione.

  • L’indice dei prezzi al consumo, però, non ha risposto alla generosità delle Banche Centrali. Pertanto si è affermato un nuovo consensus: la bassa inflazione è il “new normal”.
  • Con le politiche monetarie e fiscali che agiscono all’unisono, c’è ora una probabilità elevata che le Banche Centrali riescano a spingere al rialzo i livelli dei prezzi al consumo e, quindi, l’inflazione.
  • Questo porterebbe determinare un aumento dei rendimenti dei bond e un irripidimento delle curve.
  • La repressione finanziaria è qui per restare – è parte integrante del finanziamento monetario dei deficit fiscali – e, pertanto, i rendimenti reali delle obbligazioni restaranno probabilmente a livelli bassi. Questo sarà favorevole per asset come l’oro.

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