Salute per tutti: Anche per il dollaro?

Non ci sono stati dati macroeconomici di rilievo rilasciati ieri, ma, come tutti sappiamo, la Camera dei Rappresentanti ha dato l’approvazione definitiva per la riforma sanitaria proposta da Obama, riforma sulla quale il numero uno della Casa Bianca apporrà la propria firma, facendola diventare legge, nella prestigiosa “East Room” della residenza presidenziale (il bellissimo prato davanti alla villa è stato scartato a causa dell’instabilità metereologica).

Ma in cosa consiste questa storica riforma e come impatterà sul mercato FX e soprattutto sul dollaro? Sostanzialmente essa consente a 32 milioni di americani, che oggi non hanno alcun accesso a cure mediche, di sottoscrivere una polizza assicurativa con una compagnia privata. Pagando il premio, essi non dovranno pagare di tasca propria prestazioni mediche, ospedaliere o i medicinali in caso di malattia. Il costo stimato è di 940 miliardi di dollari nei prossimi dieci anni. Ieri la Casa Bianca ha anche annunciato che il deficit Usa sarà più alto del previsto (90 miliardi di dollari in più nel budget 2009 e in quello 2010), per un totale superiore ai 1800 miliardi di dollari e che sta pianificando un massiccio programma di tagli fiscali: 736 miliardi di dollari per le famiglie e cento miliardi per le imprese nell’arco dei prossimi dieci anni.

Dal momento che le persone sono solite non ragionare sul lungo periodo ma vanno ad attualizzare l’intero costo della manovra nel presente, tale riforma potrebbe avere un impatto negativo sul dollaro inizialmente.  Tali conseguenze potrebbero anche durare più del previsto se gli investitori si andranno a concentrare sulle implicazioni che si avranno sulle tasse e sulle conseguenze totali che si potrebbero avere sui consumi privati.

Nel lungo periodo comunque, è previsto che si arrivi ad una riduzione del deficit di circa 143 miliardi di dollari (secondo delle stime e dei calcoli del Congressional Budget Office). In aggiunta, si pensa che gli effetti sul deficit non si vedranno fino al 2014, anno in cui è attesa l’entrata in vigore a pieno ritmo di questa novità. Non dobbiamo dimenticarci però che stiamo vivendo una fase delicatissima, in cui la fiducia e l’ottimismo potrebbero farla da padrone. Forse, non sempre, le “catene economiche” che ci vengono insegnate all’università hanno ragione, soprattutto nel breve termine.

Cable – grafico orario

Passiamo all’analisi tecnica dove, se mai qualcuno avesse avuto dei dubbi sul muoversi laterale dell’eurodollaro nelle ultime settimane, ieri avrebbe avuto l’ulteriore conferma della totale assenza di prevalenza di una o l’altra tendenza. I prezzi sono giunti ad un soffio (20 punti) dal supporto più volte suggerito di 1.3440, rimbalzando poi in poche ore di 100 punti. Non riusciamo a trovare nessuno spunto originale fintanto che il cambio non evidenzi una ripresa di un trend: continuiamo a cercare di sfruttare quanto più possibile il range 1.3440 -1.38 figura.

Le uniche parole che vengono in mente passando a parlare del cambio UsdJpy sono “stessa solfa”. Dal 5 marzo il cambio infatti è confinato all’interno di 150 punti di range e non pare avere nessuna intenzione di uscirne: anche in questo caso vale la regola di sfruttare ciò che si è venuto a creare consapevoli che una rottura potrebbe condurre ad aumento di volatilità. I punti sono 89.60 e 91.05.

Uno spunto interessante potrebbe giungere dal cable. Osservando un grafico orario infatti le ultime due settimane di scambi potrebbero avere condotto ad una figura di testa spalle ribassista. La neckline, data dai minimi calanti delle candele dal 12 di marzo, transita per le prossime ore nei pressi di 1.4910. Se i prezzi nel breve dovessero subire una discesa verso questo livello (cosa non del tutto incompatibile con il quadro tecnico, visti anche gli stocastici ampiamente in ipercomprato con un incrocio ribassista recente), la configurazione prenderebbe forma completa ed allora una discesa dei prezzi al di sotto della neckline porterebbe condurre ad un ulteriore indebolimento della sterlina, potenzialmente ben al di sotto del minimo del primo marzo, registrato a 1.4790.

Continuiamo a parlare di sterlina, ma rispetto alla moneta unica, dove notiamo che successivamente al doppio massimo di 0.9130 di settimana scorsa, i prezzi sono entrati all’interno di un canale ribassista che ha come livello di resistenza per le prossime ore un’area prossima a 0.9010. 0.8910 è il punto obiettivo di questa tendenza.

Non cambia lo scenario sul UsdChf: continuiamo a considerare 1.0510 il buon livello di supporto dei prezzi, mentre 1.0650 è ancora la forte resistenza da oltrepassare per un ritorno ai massimi di 1.0895.

C’è ancora grande incertezza sulla definitiva rottura ribassista del UsdCad. I prezzi in queste ore si trovano prossimi a quel 1.02 figura di cui tanto abbiamo parlato e, data la forte correlazione, crediamo che solamente un prezzo del petrolio al di sopra di 83 o definitivamente al di sotto di 79 possa sgombrare la mente da dubbi.

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