Trump o Biden? Comunque vada, vincono le infrastrutture

“Spendere, spendere, spendere. I politici sono fin troppo consapevoli del fatto che gli investimenti nei servizi pubblici fanno presa sull’elettorato, soprattutto in un anno di elezioni. Considerato lo stato precario dell’economia globale da quando è iniziata la pandemia da Covid-19, le politiche fiscali sono particolarmente importanti quest’anno. L’aumento della spesa per le infrastrutture è stato un elemento chiave dei pacchetti di stimolo fiscale in Europa, Cina e Giappone, molto meno negli Stati Uniti; ironia della sorte, l’America è il Paese che ne ha probabilmente più bisogno”. E’ quanto sottolinea Alex Araujo, gestore del fondo M&G (Lux) Global Listed Infrastructure di M&G Investments. Di seguito il suo commento.

La grande necessità di ripristinare, modernizzare ed espandere le malconce infrastrutture americane è uno dei pochi punti che accomuna Repubblicani e Democratici. Il fatto che Donald Trump non sia stato in grado di realizzare durante la sua presidenza il tanto auspicato piano infrastrutturale è stato fonte di frustrazione per entrambe le parti.

Il gap infrastrutturale

Le infrastrutture svolgono un ruolo cruciale in quanto costituiscono la spina dorsale dell’economia statunitense, eppure un prolungato periodo di sottoinvestimento nei servizi essenziali – dall’acqua e dall’elettricità alle autostrade e agli aeroporti – ha reso vulnerabili questi asset così strategici. Secondo l’American Society of Civil Engineers, nel 2019 gli Stati Uniti hanno speso solo il 2,5% del Pil nelle infrastrutture, in calo rispetto al 4,2% degli anni Trenta. Si stima che il deficit di investimenti in infrastrutture tra il 2016 e il 2025 raggiungerà i 2mila miliardi di dollari.

La spesa pubblica per le infrastrutture dei trasporti e dell’acqua è in calo da diversi decenni, e nel 2017 ha raggiunto il minimo storico, dopo 55 anni, come percentuale sul Pil. Non si tratta di un semplice inconveniente, ma di un problema di sicurezza pubblica. Casi di acqua potabile non sicura, congestione del traffico ad alto tasso di inquinamento e di infrastrutture stradali in decadimento evidenziano la necessità di investimenti tempestivi.

Sicurezza dei posti di lavoro

C’è un’altra ragione chiave per cui le infrastrutture sono in cima all’agenda presidenziale: i lavoratori sono elettori. Le infrastrutture sono un settore d’impiego chiave nell’economia più grande del mondo. I 17,2 milioni di persone impiegate nel comparto rappresentano circa il 12% dell’intera forza lavoro statunitense, più che nei settori della vendita al dettaglio, dell’istruzione o dell’industria manifatturiera.

Sostenere e creare posti di lavoro sarà fondamentale per la ripresa economica e le infrastrutture rivestono un ruolo centrale: un altro punto che mette d’accordo i due partiti politici contrapposti.

Il prato del vicino è sempre più green

I due contendenti, tuttavia, hanno posizioni molto distanti per quanto riguarda il cambiamento climatico. Mentre il presidente Trump si è notoriamente impegnato a ritirare gli Stati Uniti dall’accordo di Parigi nel 2017, Biden ha promosso un’agenda verde.

Il piano dei Democratici “per la costruzione di infrastrutture moderne e sostenibili e un futuro di energia pulita accessibile” ha due obiettivi specifici: zero emissioni nette di Co2 entro il 2050 e 2mila miliardi di dollari di investimenti in infrastrutture durante la presidenza Biden.

Indipendentemente dal fatto che Biden vinca o meno, le imprese private e i servizi pubblici regionali stanno già investendo in opportunità green. Il potenziale di diffusione delle energie rinnovabili negli Stati Uniti è enorme rispetto ad altre parti del mondo. Con una capacità di produzione di energia rinnovabile pari solo alla metà di quella dell’Europa, e risibile rispetto a quella cinese, gli Stati Uniti devono assolutamente mettersi in pari.

Opportunità di crescita pluridecennali

L’aumento della spesa per le infrastrutture negli Stati Uniti fornisce un potenziale vento a favore per tutti i segmenti di questo mercato. Detto questo, le attrattive dell’asset class non dipendono dalla realizzazione concreta dei programmi infrastrutturali statunitensi. Energia rinnovabile, trasporti a zero emissioni, connettività digitale, gestione dell’acqua e dei rifiuti, cambiamenti sociali e demografici sono tutti trend strutturali duraturi.

Prendiamo le infrastrutture digitali, ad esempio, la cui importanza critica è venuta alla ribalta durante l’isolamento, visto che milioni di persone sono state costrette a lavorare a distanza e a trascorrere il proprio tempo libero a casa. Che le infrastrutture digitali siano presenti o meno nei pacchetti di stimolo fiscale, la proliferazione di dati in un mondo sempre più digitale comporta la necessità crescente di torri per le telecomunicazioni e di data center.

Crediamo fermamente che le infrastrutture quotate possano beneficiare dei potenti trend strutturali che guideranno la crescita nei decenni a venire, indipendentemente dall’esito delle elezioni Usa. A nostro avviso, questo significa opportunità a lungo termine per le società di infrastrutture e per ii loro investitori.

Vuoi ricevere le notizie di Bluerating direttamente nella tua Inbox? Iscriviti alla nostra newsletter!