È il momento di puntare sull’oro con copertura valutaria
Gli utili realizzati dall’oro espresso in dollari nell’anno prossimo saranno dovuti in parte al deprezzamento della valuta statunitense (figura 2), ma un investitore in euro o in sterline britanniche con un portafoglio in moneta locale e che detiene un prodotto sull’oro basato sul dollaro potrebbe perdere una parte degli utili attribuibili alla debolezza di questa valuta. Numericamente, su un aumento di 545 dollari l’oncia del prezzo dell’oro da qui al terzo trimestre del 2021, un investitore senza copertura potrebbe perdere 52 dollari l’oncia, e cioè il 9,5% dell’incremento rispetto a chi ha utilizzato prodotti hedged.
Analizzando il rapporto storico tra l’oro e il dollaro statunitense, abbiamo notato nel nostro modello che la loro correlazione è negativa nella maggior parte dei periodi esaminati: in altre parole, quando l’oro sale, tendenzialmente il dollaro scende. Dal punto di vista di un investitore straniero senza copertura (per esempio nel caso di un investitore in euro o in sterline britanniche), ciò significa che, quando l’oro sale, una parte del suo aumento viene decurtata dalla valuta che presenta un andamento opposto. Vale la pena di osservare, però, che durante le crisi finanziarie la correlazione negativa tra il dollaro e l’oro tende a venir meno perché entrambi si comportano come beni rifugio: in tali scenari, la versione senza copertura si avvantaggia sia dell’ascesa dell’oro sia di quella del dollaro Usa.
Un ultimo punto da considerare per un investitore in oro che punti a sfruttare la potenziale debolezza del dollaro nel prossimo futuro è il costo della copertura (costo del carry). La copertura valutaria non è gratuita ed è soggetta a un carry, che può essere positivo o negativo e può essere approssimato utilizzando il differenziale tra i rispettivi tassi di interesse interni delle due valute della coppia. La cosa davvero interessante è che, dopo un periodo in cui il costo del carry per coprire l’asset statunitense con l’euro (o, analogamente, con la sterlina britannica) era estremamente alto a causa della divergenza tra la politica monetaria statunitense e quella europea, ora il suddetto costo è sensibilmente diminuito. Inoltre, il mutamento del quadro politico della Federal Reserve, con la banca centrale che ora pone l’accento sull’inflazione media, fa presagire una prosecuzione della convergenza tra le politiche monetarie dei due blocchi economici per un periodo di tempo prolungato, a differenza di quel che è avvenuto nel 2015/2016 con l’aumento prematuro dei tassi statunitensi.
Con il possibile inizio di un ciclo negativo pluriennale per il dollaro e il costo della copertura che è sceso fino a sfiorare i minimi storici dell’ultimo quinquennio, una copertura per le loro esposizioni sull’oro è estremamente allettante per gli investitori europei (in euro o in sterline). Abbiamo previsioni ottimistiche sull’oro per l’anno prossimo e si rischia di perdere una parte del suo apprezzamento potrebbe se si detiene una posizione priva di copertura. Nel caso di scenari rialzisti per l’oro (ossia qualora il suo prezzo salga di più del 5% al mese), la relativa esposizione con copertura valutaria sovraperforma quella priva di copertura. Forti del nostro ottimismo sull’oro negli anni a venire (in un ambiente di espansione monetaria e fiscale), crediamo che un’esposizione coperta possa sfruttare pienamente il potenziale del metallo prezioso.
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