Tentori (Axa IM): debito pubblico, opportunità o costo?

“Vorrei fare due commenti sul debito pubblico, senza però entrare nel merito delle scelte politiche dei governi. Non sarà sfuggito al lettore che l’interazione tra il bilancio della banca centrale e l’emittente di debito pubblico (in genere un ministero delle finanze o una agency da esso controllata, come per esempio la Finanzagentur) influenza non solo la valutazione di tutte le asset class, ma anche le strategie di investimento del pubblico e del privato. Alcuni economisti si sono anche spinti oltre, resuscitando teorie rilegate con diffidenza nei cassetti del mainstream per anni. Si evoca così lo slogan di una Moderna Teoria della Moneta (Mmt)”. E’ quanto nota Alessandro Tentori, Cio di Axa IM Italia. Di seguito la sua visione sull’aumento del debito pubblico.

Il mio primo commento riguarda l’utilizzo o meglio l’utilità marginale di ogni nuovo dollaro di debito pubblico. La finanza pubblica deve avere uno scopo, deve essere funzionale al raggiungimento di un obiettivo, che nel caso dei teorici post-Keynesiani non può essere che la piena occupazione. Ecco che entra in gioco la “functional finance” di Abba Lerner, discepolo di due titani come Hayek e Keynes. In effetti, la dottrina di Lerner è già in uso in quasi tutte le economie: la spesa pubblica e la massa monetaria devono aumentare per fronteggiare una situazione di disoccupazione e di tassi di interesse reali troppo alti. Il tema dei tassi di interesse è sicuramente di attualità, perché le maggiori banche centrali già oggi a combattono contro i mulini a vento del cosiddetto “lower bound”, il limite oltre il quale la politica monetaria convenzionale non si può spingere.

Il mio secondo commento, invece, vuole ribadire il concetto di equilibrio temporale tra spesa pubblica e tasse. Nonostante tutti i suoi limiti e le critiche ricevute, la cosiddetta “equivalenza Ricardiana” assume un ruolo centrale nell’analisi economica della finanza pubblica. In breve, l’economista Robert Barro ipotizza che le famiglie siano agenti razionali e quindi anticipino – in gergo si usa il termine “internalizzare” – il budget pubblico nelle loro decisioni di consumo. Poniamo che un governo emetta delle obbligazioni per finanziare il deficit di bilancio. Un consumatore razionale prevederebbe un aumento delle tasse in futuro, aumento dovuto alla necessità di ripagare il debito contratto. In questo caso, il consumo di oggi verrebbe adattato al reddito disponibile di domani. L’effetto positivo della spesa pubblica sulla domanda aggregata viene così neutralizzato dall’effetto negativo di un aumento delle tasse.

L’abbondanza di risorse pubbliche e il sostegno delle banche centrali – politiche economiche sincronizzate – sono una opportunità epocale che non va sprecata. Senza l’entrata in gioco degli enormi (forse infiniti) bilanci delle banche centrali, ci troveremmo molto presto in una situazione di insostenibilità del debito, dove il fine equilibrio tra consumo privato e pubblico rischierebbe di saltare. Urgono investimenti strutturali in tutte le economie avanzate, in modo da aumentare la produttività, la crescita potenziale e quindi il tasso di interesse di equilibrio. Per contro, l’assenza di una visione di lungo periodo potrebbe impedire l’aumento del potenziale di crescita, imponendo così un costo alle generazioni future.

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