Non abbiamo assistito al drastico passaggio all’avversione al rischio e alla corsa al dollaro visti negli ultimi anni, quando sui mercati si registravano forti timori per la liquidità del dollaro, ed evidenziamo alcune delle ragioni di questa reazione moderata: la Federal Reserve sta fornendo liquidità in modo che l’accesso al dollaro sia più facile. Inoltre la Cina sta andando bene, con una crescita derivante dal sostegno fiscale, dalle esportazioni e dall’aumento della spesa dei consumatori. Questo ci suggerisce una ripresa più omogenea e sostenibile in Cina, e sta aiutando l’economia globale, con il renminbi che funge da canale per rimuovere un po’ di forza del dollaro.
Il deficit delle partite correnti degli Stati Uniti sta iniziando a farsi sentire, con il Paese che consuma più di quanto produce e che richiede più dollari per acquistare beni all’estero. Ma poiché la Fed mantiene bassi i tassi, gli investitori esteri sono meno interessati ad acquistare asset statunitensi, impedendo anche il rafforzamento del dollaro, e questo è un cambiamento strutturale piuttosto significativo.
Se le cattive notizie si fermassero, ci aspetteremmo un’ulteriore debolezza del dollaro e una continuazione della sottoperformance dei Treasury rispetto al resto del mondo. Prevediamo tuttavia che qualsiasi mossa di riduzione del rischio sarà ragionevolmente superficiale e ci aspettiamo che ci saranno quindi opportunità di acquisto. Non ci aspettiamo uno spostamento esageratamente al rialzo del dollaro che danneggi fortemente il mercato di rischio, in quanto la Fed interverrebbe per evitare che ciò avvenga e alla fine ci sarebbe un maggiore sostegno fiscale da parte del governo.