Rally Usa

Il greenback ha raggiunto il massimo da 10 mesi a questa parte contro l’Euro, sta per rompere il massimo da 10 mesi contro la sterlina, e ha raggiunto il massimo da 2 mesi a questa parte contro lo Yen. Il momento tumultuoso in Europa ha impedito che le valute europee partecipassero al rally provocato dalla propensione al rischio innescato dalla corsa sfrenata (ma ancora più irrazionale) dell’azionario USA. Bernanke è stato più realista del previsto? Il mercato l’ha ignorato: su le commodities, su l’equity e, punto importante, su i rendimenti obbligazionari USA. Esattamente: il rally nel USD è stato alimentato in larga parte (soprattutto contro Jpy per l’effetto Carry) dai rendimenti USA a 10 anni, saliti al massimo da giugno, sulla base di un’asta andata particolarmente deserta di bond USA. Perché dovrebbe essere positivo per il USD? Non è forse un segno di sfiducia nel governo americano? Il fatto è che gli investitori si sono rituffati  nei corporate, quindi la fiducia è stata dimostrata in altro modo. Questo, come dicevamo, è avvenuto nonostante Bernanke abbia mantenuto una view molto cauta, sottolineando come l’economia USA abbia ancora bisogno di supporto e di stimoli monetari per facilitare il recupero. Bernanke ieri doveva parlare di exit strategy…e secondo quanto abbiamo recepito, l’uscita di scena della Fed sarà lenta (e purtroppo non sono le manie di protagonismo a supportare questo attaccamento al palcoscenico). A livello di dati, ieri i Jobless Claims USA sono scesi al minimo da 6 settimane a 442k, che comunque è un buon segno. Oggi invece avremo il Pil 4° trimestre definitivo e l’indice di fiducia del Michigan, dove nessuna sorpresa è attesa. Passiamo alle note dolenti sull’Euro: i policy maker raggiungevano finalmente l’accordo ieri sulle sorti della Grecia, ed ecco arrivare subito i toni duri di Trichet. Questa volta, il presidente della BCE non ha tutti i torti: è imbarazzante per l’area euro dover ricorrere all’aiuto dell’IMF perché mostra tra l’altro la mancanza di fraternità tra paesi membri. Se c’è un paese membro in difficoltà il sostegno evidentemente non arriverà dagli altri membri dell’eurogruppo: ognuno pensa per sé, sotto questa tettoia comune che è l’euro. Chi ascoltava Radio24 ieri sera avrà sentito qualche commento sull’uscita dall’Euro della Grecia…ma è la Grecia a non riuscire a stare al passo oppure è l’Euro a creare questi scossoni interni ai vari paesi membri?

Cominciamo la nostra sezione dedicata all’analisi tecnica con l’immancabile EurUsd. Il forte supporto posto a 1.3440, come abbiamo visto, è stato spazzato via dalla forza dei compratori di dollari, che hanno portato il cambio fino a toccare un minimo a 1.32666 per ben due volte nel giro di quattro ore (doppio minimo perfetto che ha riportato la quotazione sopra 1.3300 (siamo a 45 nel momento in cui scriviamo). L’evoluzione futura della moneta unica contro il buck permette una correzione del chiaro trend ribassista, non solo in atto ma anche rafforzatosi dopo la rottura di cui abbiamo parlato, che potrebbe arrivare fino a 1.3400 (possibile anche qualche spike più in alto – ricordiamo che quando un supporto viene rotto tende a diventare una resistenza naturale). Nel breve però vediamo come su un grafico a 30 minuti i prezzi si siamo appoggiati alla media mobile esponenziale a 100 periodi, che ha funzionato molto bene come resistenza dinamica. Anche lo stocastico 10-6-3 si trova in ipercomprato. Buona opportunità di vedere 1.3310 nel brevissimo.
Per quanto riguarda il UsdJpy raggiunto quasi il primo target indicato a 93.10 (con un massimo a 92.945) e la strada ci sembra quella indicata ieri che vede come obiettivi ulteriori 93.70 (area di congestione suggerita dal massimo relativo precedente dell’8 gennaio e dal 50% di ritracciamento dal massimo di 101.40 a 84.80) e 95.10 (il 61.8% di ritracciamento del medesimo movimento).
Interessantissima la correzione di Stanotte dell’EurChf che potrebbe fornire spunti interessanti di ingresso per i compratori di franchi. Su un grafico orario stiamo quasi raggiungendo l’area di ipercomprato e la resistenza dinamica passante a 1.42982, corrispondente quasi perfettamente anche ad un minimo assoluto  (1.42972) fatto segnare, pensate, nell’ottobre del 2010. Se a tutto questo aggiungiamo la debolezza strutturale che sta vivendo l’euro ed il fatto che un intervento della SNB a mercati aperti costerebbe troppo alla Banca Centrale senza probabilmente portare risultati duraturi (ma anche di breve periodo…) pensiamo che 1.4000 sia ragionevolmente raggiungibile.

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