Azioni e crisi economica, torniamo a concentrarci sui fondamentali

“Siamo bombardati di dati, commenti e previsioni su tutti gli aspetti dello stato attuale dell’economia, diverse analisi di scenario sulle tempistiche della scoperta del vaccino, le chance di vittoria dei candidati alla Casa Bianca, e persino la probabilità che a un certo punto assisteremo alla tanto attesa ripresa dell’inflazione. Tutte queste informazioni sono davvero rilevanti per aiutarci a decidere come allocare i nostri capitali in qualità di investitori a lungo termine? Le aspettative di mercato si fanno sempre più pessimistiche, e questo ha influito in particolare sull’andamento dei titoli europei. Tuttavia, il mercato potrebbe essere più preoccupato di quanto dovrebbe. Non crediamo che nuovi e prolungati lockdown riusciranno ad arrestare la ripresa, perché questa seconda ondata sembra meno grave della prima, almeno in Europa. Certo, il numero di casi accertati di Covid-19 è aumentato in modo significativo, ma questo è molto probabilmente dovuto a un considerevole aumento della disponibilità di strumenti diagnostici. I tassi di mortalità sono notevolmente diminuiti, poiché i soggetti vulnerabili, i medici e i governi sono in grado di affrontare il virus in modo migliore”. Lo sottolinea Fabiana Fedeli, Global Head of Fundamental Equities di Robeco. Di seguito la sua visione sui mercati e le prospettive di investimento in azioni.

Si registra anche un numero crescente di terapie efficaci; di queste, due sono già approvate per il Covid-19 (Desametasone e Remdesivir), due sono ampiamente disponibili ed approvate per altre indicazioni ma non ancora per il Covid-19 (Tocilizumab e Baricitinib) e altre due saranno probabilmente approvate nel prossimo futuro (una di queste, gli anticorpi neutralizzanti di Regeneron, è già stata utilizzata per il Presidente Trump). Pertanto, dal punto di vista degli investimenti, ciò che ci preoccupa sono gli effetti duraturi del Covid-19 su alcune aziende. La prima fase del supporto governativo alle imprese e ai lavoratori sta per terminare, e le nuove misure di sostegno, anche se approvate, saranno probabilmente meno generose.

Alcuni segnali di indebolimento sul fronte dell’occupazione sono già evidenti negli Stati Uniti, dove si registrano anche licenziamenti da parte di grandi aziende. Al contempo, i redditi personali negli Stati Uniti ad agosto sono calati, per lo più a causa della scadenza di alcune indennità di disoccupazione. Chiaramente, il tanto discusso pacchetto di stimoli contribuirebbe ad alleviare in parte le pressioni sui consumatori e a sostenere l’economia fino a quando il dinamismo non migliorerà. Pertanto, un ritardo prolungato nell’approvazione di un simile provvedimento potrebbe essere motivo di preoccupazione riguardo alla tenuta della domanda interna negli Usa. Si discute molto sulla possibilità di un’elezione contestata negli Stati Uniti, ma nutriamo maggiori timori riguardo a ciò che accadrà al Congresso. Entrambi i candidati cercheranno di attuare misure per stimolare l’economia. In caso di vittoria di Biden, vedremmo probabilmente una preferenza per gli investimenti pubblici e una maggiore attenzione per l’ambiente. Ciò influirebbe sulla selezione dei titoli. Un Congresso diviso, tuttavia, renderebbe qualsiasi politica di stimolo più difficile da attuare e di conseguenza meno efficace. Mille volte meglio un’elezione presidenziale contestata che un Congresso diviso al suo interno.

Azioni, opportunità al di fuori degli Stati Uniti

Comprendiamo benissimo i timori degli investitori riguardo alle valutazioni e alla possibilità che in alcuni casi si siano allontanate dai fondamentali. Tuttavia, l’attuale polarizzazione implica che non tutti i mercati – e certamente non tutti i titoli – hanno raggiunto livelli di performance e di valutazione stratosferici. Negli ultimi dieci anni, il Nasdaq Composite Index ha sovraperformato i maggiori mercati azionari mondiali, seguito dall’S&P 500. Altri mercati hanno ampiamente sottoperformato. Le valutazioni relative sono inoltre molto più ragionevoli rispetto a quelle del mercato statunitense, con i multipli prezzo/utili che si attestano a 21x; ad esempio, il Csi 300 cinese scambia a 16,7x e l’Europa a 16x. Chiaramente, la vera discriminante sarà la crescita degli utili, una variabile che dobbiamo continuare a monitorare. Finora, il differenziale nelle prospettive di crescita degli utili tra Stati Uniti, Europa e Asia settentrionale non giustifica una tale disparità di valutazione.

Il nostro scenario di riferimento conferma che l’economia continuerà a migliorare, anche se a un ritmo più lento di quello osservato nel terzo trimestre. La politica monetaria impedirà all’economia di rallentare, coadiuvata in questo dalla politica fiscale, seppur con qualche momento di suspense. Nel complesso, ciò si traduce in un sostegno alle azioni globali, tanto più che l’earnings yield associato alle attuali valutazioni rimane appetibile nell’odierno contesto di tassi d’interesse contenuti. È vero, abbiamo incontrato un ostacolo lungo il percorso, ma un ostacolo non del tutto inatteso. Una seconda ondata di Covid-19 non è certo il migliore degli scenari, ma non rappresenta neppure la fine della ripresa economica. Soprattutto, ci avviciniamo sempre più alla fine delle fonti di incertezza, che siano le elezioni statunitensi, un vaccino contro il Covid-19 o l’approvazione di nuove terapie. Persino la Brexit, nonostante la scarsa chiarezza, può essere ricondotta a una gamma di possibili scenari, anche se non entusiasmanti. Ciò non significa che da qui in poi navigheremo in acque tranquille, ma solo che stiamo superando l’occhio del ciclone o che le nostre vele stanno diventando più robuste.

Alcune azioni avranno bisogno di più tempo per riprendersi dagli effetti del Covid-19, se mai lo faranno, ed è saggio continuare a evitarle finché non avremo maggiore chiarezza su ciò che ci riserva il futuro. I titoli tecnologici rimangono sovrappesati in molti portafogli. Ciò vale anche per la tecnologia statunitense, per quanto abbiamo attivamente ridotto la posizione. Asia settentrionale ed Europa si confermano le maggiori posizioni di sovrappeso nei nostri portafogli globali. Nei mercati emergenti siamo anche selettivi a livello di paese: abbiamo continuato ad aumentare le posizioni in Cina, Taiwan e Corea del Sud, mentre rimaniamo cauti sulle economie dell’America Latina e della regione Emea. Vista la moltitudine di informazioni in questo momento, tenere gli occhi puntati su cosa è più rilevante farà la differenza nella nostra performance d’investimento in azioni.

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