La frontiera si riprende. Ma ci sono ancora situazioni di rischio

A cura di Morningstar

Dopo un  periodo di disorientamento dovuto all’emergenza coronavirus, l’azionario dei paesi di frontiera sembra aver ritrovato la strada della ripresa. La categoria Morningstar in cui sono raccolti i fondi che a livello globale investono nelle aree non ancora emergenti in un mese (fino al 29 ottobre e calcolata in euro) ha guadagnato l’1,81%, portando a -14,5% la performance da inizio anno.

Andamento categoria Mornigstar Global Frontier market
grafico frontiera ottobre
Dati in euro aggiornati al 29 ottobre 2020
Fonte: Morningstar Direct

Attenti al debito

A far tornare un po’ di ottimismo sulla situazione dei mercati di frontiera ha contribuito, almeno in parte, l’atteggiamento dei paesi sviluppati. “Le manovre di allentamento monetario messe in campo dalle maggiori banche centrali hanno permesso ai paesi frontier di andare a cercare capitali sui mercati privati delle zone sviluppate”, spiega il Global Financial Stability Report di ottobre del Fondo Monetario Internazionale.

A questo va aggiunta la scelta del gruppo G20 di alleggerire la situazione debitoria dei paesi più poveri, concedendo una moratoria temporanea sui debiti, in modo da permettere di utilizzare i soldi risparmiati per far fronte alle conseguenze della pandemia.

I rischi, tuttavia, non sono alle spalle. Come per l’emerging, infatti, anche l’azionario dei mercati di frontiera è un insieme eterogeneo che deve tenere conto delle forti differenze che ci sono fra paesi diversi. “Ci sono regioni che, al di là dei programmi di sospensione del pagamemto degli interessi, hanno comunque una situazione debitoria insostenibile e che si troveranno nella condizione di cercare soluzioni specifiche con ogni singolo creditore”, spiega il report dell’Fmi. “Quelli che si trovano in condizioni migliori, intanto, dovranno comunque cercare di ridurre i rischi per arrivare a una più agevole gestione dei debiti”.

Composizione del debito dei paesi di frontiera
debito frontiera
Fonte: Fmi

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