Adp e Libor

Per quanto riguarda l’Advance Decline in Payrolls (quindi un dato che dovrebbe fare luce sul dato reale di domani), sembra che le aziende statunitensi abbiano tagliato più posti lavoro del previsto in Marzo – mettendo in discussione le attese prospere per l’NFP di domani.

Il Libor invece indica il London Interbank Offered Rate, il tasso interbancario ‘lettera’ su Londra, un tasso di riferimento per i mercati finanziari. Si tratta di un tasso variabile, calcolato giornalmente dalla British Bankers’ Association (BBA) in base ai tassi d’interesse richiesti per cedere a prestito depositi in una data valuta da parte delle principali banche operanti sull’interbancario. Il  Libor- USD è salito, ed è stato positivo per il dollaro, mentre l’adp è stato negativo per il dollaro. Questo ha significato, alla fine dei conti, UsdJpy su (quasi range ora), EurUsd su e GbpUsd su.

Vediamo più in dettaglio l’effetto Libor e ADP. Ieri la Fed, zitta zitta, ha terminato il programma di riacquisti e quindi è l’inizio della fine dei “soldi facili”. Inoltre, la Fed si sta progressivamente portando in zona “neutra”, che si può paragonare al “VIA” del Monopoly: un passaggio obbligato per futuri rialzi di tassi – che sono ovviamente pro-dollaro.

Il Libor Jpy è sceso infatti sotto il Libor Usd per la prima volta da agosto, e sappiamo bene che da qualche tempo il differenziale di tasso tra Usd e Jpy è il driver principale (perché illustra le differenze tra politiche monetarie ed i potenziali passi delle due banche centrali). Ora concentriamoci sull’ADP: negli ultimi 3 mesi, l’adp ha sottostimato l’NFP di circa 10k ogni mese, quindi il messaggio che dobbiamo estrarre è “attenzione,  mai dare un dato per scontato”.

Passando invece alle sorti dell’Euro, i dubbi sul futuro della Grecia permangono ma sono oramai state assorbite dal mercato perché di scossoni non ne creano più. Come al solito, per fare trading mettiamoci con il resto del mercato e prendiamo decisioni in base a quello che vediamo e non in base a quello che crediamo di sapere. Oggi sul calendario abbiamo, in ordine: PMI Germania (ore 9.55), PMI GBP (ore 10.30), Jobless USA (ore 14.30), ISM Manifatturiero USA (16.00).

UsdChf – grafico 8 ore

Passiamo alle possibili evoluzioni tecniche per oggi, cominciando dall’eurodollaro che si è riportato oltre la linea di resistenza a 1.3440. Per essere certi di ritornare nel range mantenuto dal cambio per molte settimane, questo si deve portare oltre l’ultimo livello di resistenza di 1.3570: superato questo livello non si vedono freni ad un ulteriore ripresa della moneta unica sino alla precedente area di resistenza in zona 1.38 (massimo del cambio degli ultimi due mesi di scambi).

Per una manciata di pips non è riuscito, il cambio UsdJpy, a raggiungere il precedente massimo di attenzione di 93.70, visto i primi giorni dell’anno. Continuiamo a considerare il livello di supporto al movimento di salita dei prezzi il punto di rottura di 91.50: questo è inoltre confermato dalla trendline inferiore che guida la ripresa del cambio dal minimo relativo di 88.15.

Continua la salita sul cable con una ripresa di 400 punti nel giro di una settimana scarsa di trading. Non manca molto al raggiungimento del livello di resistenza di 1.5360, suggerito già da ieri come possibile punto di arrivo di questa tendenza. 1.51 figura può essere considerato un buon livello di supporto invece.

Interessante l’evoluzione del cambio UsdChf: successivamente alla discesa da ieri mattina ci siamo ritrovati con il tentativo di rottura del livello di supporto che stiamo considerando importante da qualche settimana. 1.05 infatti ha permesso una discreta inversione al cambio, due settimane fa, e per il momento sembra tenere bene. È molto interessante come questo livello (suggerito nelle passate settimane dal 50% di ritracciamento del movimento rialzista compreso fra 1.0130, di inizio gennaio, ed il massimo dell’anno a 1.0895) sia ora confermato dalla trendline ascendente di lungo periodo che trae origine dal minimo di novembre a 0.9910.

Nuovo minimo del cambio EurChf ieri, con un’escursione quasi a toccare il livello di 1.42 figura. I prezzi non si sono allontanati di troppo da questo livello lasciando intendere di prestare la massima attenzione a posizioni rialziste di euro in un momento di assoluta incertezza sul cambio.

È quasi giunto al livello di massimo di 83.90$ al barile il petrolio (visto l’ultima volta ad ottobre 2008). Questo porta in dote, come ricordiamo da tempo, una ripresa di quelle valute direttamente correlate all’esportazione del greggio.

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