Che cosa significa un’allocazione ciclica in questo momento

“Per quanto riguarda le elezioni presidenziali Usa, ricordiamo che né il Presidente né la stragrande maggioranza del partito repubblicano hanno riconosciuto la vittoria di Joe Biden e che non si può escludere lo sfociare in azioni legali, anche se le possibilità di successo di queste iniziative appaiono infime. Infine, e soprattutto, la maggioranza politica al Senato dovrebbe emergere con chiarezza solo a gennaio, dopo le nuove elezioni in Georgia. A nostro parere sarebbe stato preferibile avere una maggioranza politica a livello dell’esecutivo, così da aumentare i margini di manovra fiscale in caso di nuovo shock economico, dato che il contesto resta incerto. Ma i mercati sembrano perfettamente a loro agio all’idea di un Senato repubblicano, valutando che, a fronte di un piano di rilancio più modesto rispetto all’ipotesi di una maggioranza democratica, i tagli fiscali precedenti sarebbero salvi. L’annuncio del Senatore repubblicano Mc Connell secondo cui il Senato avrebbe iniziato a lavorare d’urgenza a un piano di rilancio, suggerisce che l’impasse delle ultime settimane intorno a un accordo fiscale fosse legata all’imminenza delle elezioni e che questa situazione potrebbe presto essere risolta. In definitiva, la determinazione della maggioranza politica al Senato avrà un impatto molto più settoriale (GAFA, finanziari, energia…) che a livello dell’intero S&P 500 e in misura moderata sui tassi a lungo termine statunitensi (una vittoria democratica favorirebbe un piano di rilancio più consistente e un aumento sostanziale del salario minimo, traducendosi quindi in maggiori pressioni sui tassi a lungo termine). Fermo restando che continuiamo a dover fare i conti con un livello record di incognite, il grosso dell’incertezza è ormai alle nostre spalle“. E’ l’opinione di Benjamin Melman, Global Cio di Edmond de Rothschild Asset Management. Di seguito la sua analisi sulle prospettive dei mercati.

L’annuncio di Pfizer di risultati particolarmente conclusivi (90% di successo) nella fase 3 degli studi clinici del suo vaccino contro il Covid-19 è una notizia eccellente. Tale annuncio, tuttavia, non risponde a importanti interrogativi, senza contare che il vaccino dovrà essere approvato dalla Fda entro la fine di novembre: rischio di ritiro in caso di comparsa di effetti collaterali, com- plessità della diffusione su larga scala del vaccino alla luce delle condizioni di conservazione molto particolari, costo, accettazione di un nuovo vaccino da parte delle varie popolazioni, durata dell’immunità…

Sarebbe quindi prematuro trarre conclusioni affrettate sulla capacità di questa notizia di modificare il corso dell’epidemia. D’altro canto, resta il fatto che l’annuncio di Pfizer, che potrebbe essere seguito prossimamente da quelli di altri laboratori, apre un periodo in cui il ribaltamento dello scenario diventa possibile. Esso permette di prendere in considerazione la possibilità di un’epidemia che, al di là delle sue dinamiche interne, si rivelerebbe più gestibile a partire dal secondo semestre 2021. Dato che i tassi di risparmio hanno raggiunto livelli straordinariamente elevati nei grandi paesi sviluppati e che parte di tale risparmio è una scelta obbligata, un forte rimbalzo della domanda diventa un’ipotesi plausibile. In un contesto in cui le politiche fiscali rimarranno espansive (in attesa di un eventuale nuovo piano di rilancio statunitense) e le politiche monetarie rimarranno particolarmente accomodanti, si fa strada la probabilità di uno “scenario perfetto” per gli investitori.

Ci si può comunque sorprendere confrontando la potenza del rally degli ultimi giorni con il carattere sempre ipotetico dell’evoluzione dei due rischi principali (il vaccino e la politica statunitense). Teniamo a mente che, in un contesto di incertezza sulle elezioni americane e di aggravarsi dell’epidemia su entrambe le sponde dell’Atlantico, i dati relativi al posizionamento mostrano come gli investitori fossero alquanto sottoponderati sulle azioni all’inizio della scorsa settimana. Molti investitori hanno probabilmente rivisto i loro portafogli precipitosamente, il che spiegherebbe la brutalità dell’oscillazione.

Al di là della concitazione del momento, cosa ci aspetta? Negli Stati Uniti si delinea un nuovo piano di rilancio, che potrà essere amplificato se i Democratici dovessero ottenere la maggioranza a gennaio. In seguito, il controllo dell’epidemia attraverso un vaccino rilancerebbe l’economia in modo più certo. Queste speranze ovviamente sono in netto contrasto con la dinamica congiunturale, poiché l’economia è destinata a contrarsi nel quarto trimestre sotto l’effetto delle chiusure in Europa e della ripresa ormai vigorosa dell’epidemia negli Stati Uniti. In altre parole, un ritorno della volatilità a breve termine è possibile a causa del crescente contrasto tra una congiuntura in deterioramento e la sfera ipotetica delle possibilità.

Questo contesto ci induce ad aumentare il peso delle azioni europee e dei titoli nazionali o ciclici statunitensi, tuttora trascurati dagli investitori ma che beneficerebbero appieno del vaccino e del piano di rilancio. In considerazione delle incertezze che abbiamo evocato e che hanno il potenziale di scombinare le carte in tavola nel 2021, ci sembra importante disporre di portafogli azionari bilanciati dal punto di vista settoriale e fattoriale. Inoltre, abbiamo persino scelto di dare un orientamento più ciclico alla nostra allocazione. Infatti, benché nessuno sappia se il vaccino di Pfizer permetterà di tenere a bada l’epidemia, entriamo in un periodo in cui altre società farmaceutiche dovrebbero proporre nuove soluzioni, capaci di tenere alta la speranza. Occorre tenere conto del fatto che i titoli ciclici, value o nazionali, sono sottoponderati nei portafogli internazionali e che questo grande divario tra il posizionamento e il recente aumento delle possibilità di una vera e propria ripresa è capace di generare notevoli oscillazioni. Riduciamo inoltre nuovamente il peso delle obbligazioni statunitensi, siccome il rischio sembra ormai sbilanciato.

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