È aperta la caccia alle M&A

di Patrizio Pazzaglia

La risposta coordinata di intervento da parte dei principali leader di governo dell’eurozona insieme con il Fondo Monetario Internazionale per affrontare la crisi del debito sovrano greco ha contribuito a riportare maggiore serenità tra gli investitori.
Il movimento di “fly to quality” che aveva premiato il bund tedesco è quindi rientrato, mentre le attività caratterizzate da un profilo di rischio più aggressivo hanno registrato andamenti generalmente favorevoli. Eppure, i dati macroeconomici americani, sia sul fronte immobiliare (vendite di nuove case e di quelle esistenti) sia sul fronte degli ordini di beni durevoli, non sono risultati particolarmente brillanti, ma sono stati addirittura al di sotto delle aspettative degli analisti.
Evidentemente il quadro tecnico di forza relativa ha ancora prevalso rispetto ai fondamentali macro. Nel frattempo, i rendimenti offerti dal Treasury decennale americano si sono invece avvicinati pericolosamente alla soglia del 4%, livello critico oltre il quale potrebbero scattare le vendite anche sui mercati azionari. La criticità deriverebbe dalla circostanza che tale rialzo dei rendimenti del mercato obbligazionario a stelle e strisce non sarebbe motivato dal miglioramento sostenibile del ciclo economico oltre Atlantico, ma sarebbe invece riconducibile alle perplessità degli investitori sul debito pubblico americano.
In effetti, il rapporto debito/Pil degli Stati Uniti è esploso ad oltre l’87%, percentuale che salirebbe addirittura a circa il 130% se si aggiungesse anche l’esposizione debitoria delle agenzie Fannie Mae e Freddie Mac, ormai interamente controllate dallo Stato.
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