Geronzi “domerà” il Leone per Mediobanca e Mediolanum

…più alta delle Assicurazioni Generali. Il 75enne banchiere di Marino ha coronato il suo obiettivo – che pure aveva sempre ufficialmente smentito – che si spiega da un lato con l’appoggio politico all’operazione dato dal premier Silvio Berlusconi e dal “duo” Gianni Letta-Giulio Tremonti, unito questa volta in un disegno comune; dall’altro con l’esigenza di Geronzi di ricoprire una carica meno a rischio se il banchiere dovesse subire un’altra condanna penale per il caso Ciappazzi e per il caso Cirio, pur dopo essere stato prosciolto sul caso Eurolat. Geronzi, che alla presidenza di Mediobanca aveva pensato di portare Marco Tronchetti Provera, ha dovuto però fare buon viso a cattivo gioco: davanti alle perplessità di alcuni azionisti e per ottenere il risultato più importante ha sacrificato a malincuore il presidente di Pirelli accettando che il direttore generale di Mediobanca, Renato Pagliaro, diventi presidente.
La partita vera per Trieste si giocherà, com’è noto, sulle deleghe che Geronzi otterrà dal nuovo consiglio d’amministrazione di Generali che seguirà l’assemblea del 24 aprile: saranno solo deleghe non operative, come sostiene qualcuno o invece a “Penna Bianca” saranno demandate le deleghe molto più strategiche su finanza e partecipazioni o invece, più sottilmente, il banchiere presiderà un comitato strategico nuovo di zecca? La questione non è di poco conto perché Geronzi ha due obiettivi precisi per il futuro del Leone di Trieste che anche in questo caso si muovono in sintonia con i desiderata di Berlusconi: una fusione tra le stesse Generali e Mediobanca anzitutto e in seguito il conferimento di Mediolanum dentro il Leone di Trieste riservando una caratura di azioni pesante del nuovo colosso bancassicurativo a Ennio Doris, azionista e pattista di Mediobanca (proprio come lo è la Fininvest del Cavaliere di Arcore) e fra l’altro, socio di Piazzetta Cuccia in Banca Esperia. A favore di una fusione tra Generali e Mediobanca giocano alcuni elementi come da un lato la necessità della banca milanese di darsi un polmone finanziario in grado di supportarla nel business dell’investment banking e reggere la concorrenza dei grandi player anglosassoni e l’altro tramite il merger Generali sarebbe “liberata” dell’azionista ingombrante di Piazzetta Cuccia e potrebbe crescere per linee esterne anche finanziandosi con aumenti di capitale.

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