Outlook 2021: le previsioni di Allianz Global Investors

“Se da un lato gli investitori possono approcciarsi al 2021 con ottimismo, in vista della messa sul mercato di un vaccino efficace contro la Covid-19, dall’altro l’andamento della ripresa economica resta incerto. È necessario quindi diversificare in un’ampia gamma di strumenti, non solo in aree geografiche, settori e strategie che di recente hanno evidenziato un buon andamento”. Questo l’avvertimento di Allianz Global Investors, che di seguito mette in evidenza i punti salienti emersi dall‘outlook globale 2021.

  • Nel 2021 è probabile una stabilizzazione della ripresa dalla recessione innescata dalla Covid-19 – ma il tasso di crescita globale, stimato al 5%, potrebbe essere più elevato in caso di successo di nuovi promettenti vaccini sviluppati a livello globale.
  • Gli investitori potranno risentire degli effetti dei considerevoli stimoli monetari e fiscali – come le valutazioni elevate di numerose delle principali asset class – e si renderà necessaria un’attenta selezione a livello di titoli ed aree geografiche.
  • In un mercato azionario caratterizzato dall’incertezza, occorre ricercare un posizionamento equilibrato: le azioni di Europa e Asia potrebbero offrire maggior valore rispetto ai titoli statunitensi, i “vincitori” del 2020, e non si esclude che i titoli value inizino a recuperare terreno rispetto a quelli growth.
  • La pandemia di Covid-19 ha rimarcato l’importanza degli investimenti sostenibili; partnership pubblico/privato, focus sull’impact investing e allineamento agli Obiettivi di sviluppo sostenibile dell’ONU possono aiutare gli investitori a realizzare cambiamenti significativi nella vita reale, in un momento in cui i diversi Paesi sono impegnati a fronteggiare importanti problematiche a livello economico ed ambientale.
  • Le obbligazioni governative USA a lunga scadenza potrebbero rivelarsi meno attraenti se la curva dei rendimenti si irripidirà come previsto; il debito asiatico e i bond indicizzati all’inflazione offrono opportunità interessanti.

Outlook 2021 Asset Class

Ci aspettiamo che un più ampio numero di settori partecipi alla performance del mercato nel 2021 – al di là delle mega-cap tecnologiche che hanno sovraperformato durante la pandemia. L’abbondante liquidità delle Banche Centrali dovrebbe inoltre creare nuove opportunità nei mercati obbligazionari, e gli investitori istituzionali potrebbero voler investire nei private markets per finanziare la ripresa dell’economia reale.

Azioni

Oltre alle mega cap tecnologiche USA, che hanno già realizzato ottime performance, l’adozione su vasta scala di vaccini promettenti contro la Covid-19 potrebbe favorire una serie di settori e aree geografiche. Analogamente, un ulteriore peggioramento della situazione sul fronte Covid potrebbe esercitare pressioni sull’andamento dei mercati azionari. Per ora le prospettive di crescita appaiono incerte e la spesa nel settore privato potrebbe rivelarsi modesta, un fattore che accresce l’onere dell’erogazione di stimoli a carico di governi e banche centrali. In caso di aumento dei timori circa le ripercussioni della pandemia sulla crescita economica, i mercati finanziari potrebbero aspettarsi ulteriori stimoli, e iniziare a scontare tale eventualità. Tuttavia, anche adesso le banche centrali continuano a iniettare liquidità nell’economia e cercano di incoraggiare gli investitori a passare dagli asset “sicuri” a quelli più rischiosi. Di conseguenza le valutazioni di alcuni titoli azionari appaiono elevate. Le azioni USA ad esempio non solo rappresentano oltre il 50% del mercato azionario globale in termini di valore di mercato, ma appaiono anche onerose in base a gran parte dei parametri di valutazione (tra cui il rapporto prezzo/ utile). In ogni caso, ci aspettiamo una più ampia partecipazione alla performance del mercato nel 2021:

  • Alcune aree geografiche sottovalutate al di fuori degli USA potrebbero evidenziare un buon andamento, in particolare in presenza di un rimbalzo della crescita globale. Europa e Paesi emergenti potrebbero offrire opportunità value cicliche.
  • L’Asia settentrionale e la Cina saranno esposte a temi di crescita di lungo periodo, quali l’investimento cinese in nuove infrastrutture e la generale spinta verso la digitalizzazione (e-commerce, 5G e intelligenza artificiale) in tutta l’Asia.
  • Le prospettive per l’azionario emergente sono eterogenee. Polonia e Messico ad esempio sembrano beneficiare di prospettive a breve più solide, mentre Russia e Brasile sono in difficoltà, ma potrebbero evidenziare un rimbalzo in caso di ritorno dei flussi in entrata.
  • Lo stile di investimento value ha sottoperformato e di recente tali titoli presentano uno sconto significativo rispetto alle controparti growth; pertanto i titoli value ciclici (tra cui selezionati titoli industriali e finanziari) potrebbero beneficiare della progressiva riapertura dell’economia globale.
  • Sotto l’amministrazione Biden le fonti di energia pulita come eolico e solare potrebbero beneficiare di maggiori investimenti e di condizioni fiscali e normative favorevoli. Biden ha anche dichiarato di sostenere tanto l’investimento nelle infrastrutture tradizionali (ricostruzione di strade, ponti e aeroporti) quanto quello nell’infrastruttura tecnologica (5G e intelligenza artificiale).

Obbligazioni

Crediamo ci siano opportunità attraenti nei mercati del reddito fisso nonostante fondamentali macroeconomici deboli. L’abbondante liquidità delle banche centrali crea tuttora un contesto favorevole per i titoli obbligazionari in generale, e in particolare per gli asset rischiosi. Nel quadro della ripresa della crescita economica globale, guardiamo con favore al tema della reflazione. Potremmo quindi optare per posizioni basate sull’irripidimento della curva USA e per un’allocazione del rischio incentrata sui prodotti a spread (compresi il debito emergente, le obbligazioni societarie investment grade e high yield). Un altro elemento favorevole è la partecipazione delle banche centrali – compratori di obbligazioni insensibili al prezzo – ad alcuni segmenti del mercato obbligazionario. Siamo pienamente consapevoli che l’indebitamento in ambito corporate è nettamente aumentato durante la recessione. In previsione di una potenziale svalutazione del dollaro USA, gli investitori potrebbero valutare una sottoesposizione alla divisa.

Il ritmo e l’entità delle misure monetarie e fiscali volte a mitigare l’impatto della pandemia hanno contribuito a ridurre la gravità e la durata della recessione globale, ed è iniziata la ripresa dell’economia mondiale. Tuttavia, il fatto che i governi dei Paesi avanzati continuino a fornire stimoli su larga scala a sostegno dell’economia, ha comportato un significativo deterioramento dei parametri d’indebitamento statale.

Crediamo pertanto che la politica delle banche centrali si manterrà accomodante nel prossimo futuro, proprio come avvenuto dopo la crisi finanziaria del 2008-2009. Le autorità monetarie vogliono mantenere i tassi bassi al fine di dare slancio alla ripresa, mentre non intendono alzare i tassi e rischiare di innescare un’ondata di default. Ci aspettiamo che le autorità affronteranno il nuovo contesto macroeconomico con una linea ancora espansiva sul fronte monetario, caratterizzata da quantitative easing e tassi di interesse prossimi allo zero (o addirittura negativi).

Oltre alle mega cap tecnologiche USA, che hanno già realizzato ottime performance, l’adozione su vasta scala di vaccini promettenti contro la Covid-19 potrebbe favorire una serie di settori e aree geografiche. Analogamente, un ulteriore peggioramento della situazione sul fronte Covid potrebbe esercitare pressioni sull’andamento dei mercati azionari. Per ora le prospettive di crescita appaiono incerte e la spesa nel settore privato potrebbe rivelarsi modesta, un fattore che accresce l’onere dell’erogazione di stimoli a carico di governi e banche centrali. In caso di aumento dei timori circa le ripercussioni della pandemia sulla crescita economica, i mercati finanziari potrebbero aspettarsi ulteriori stimoli, e iniziare a scontare tale eventualità. Tuttavia, anche adesso le banche centrali continuano a iniettare liquidità nell’economia e cercano di incoraggiare gli investitori a passare dagli asset “sicuri” a quelli più rischiosi. Di conseguenza le valutazioni di alcuni titoli azionari appaiono elevate. Le azioni USA ad esempio non solo rappresentano oltre il 50% del mercato azionario globale in termini di valore di mercato, ma appaiono anche onerose in base a gran parte dei parametri di valutazione (tra cui il rapporto prezzo/ utile). In ogni caso, ci aspettiamo una più ampia partecipazione alla performance del mercato nel 2021:

  • Alcune aree geografiche sottovalutate al di fuori degli USA potrebbero evidenziare un buon andamento, in particolare in presenza di un rimbalzo della crescita globale. Europa e Paesi emergenti potrebbero offrire opportunità value cicliche.
  • L’Asia settentrionale e la Cina saranno esposte a temi di crescita di lungo periodo, quali l’investimento cinese in nuove infrastrutture e la generale spinta verso la digitalizzazione (e-commerce, 5G e intelligenza artificiale) in tutta l’Asia.
  • Le prospettive per l’azionario emergente sono eterogenee. Polonia e Messico ad esempio sembrano beneficiare di prospettive a breve più solide, mentre Russia e Brasile sono in difficoltà, ma potrebbero evidenziare un rimbalzo in caso di ritorno dei flussi in entrata.
  • Lo stile di investimento value ha sottoperformato e di recente tali titoli presentano uno sconto significativo rispetto alle controparti growth; pertanto i titoli value ciclici (tra cui selezionati titoli industriali e finanziari) potrebbero beneficiare della progressiva riapertura dell’economia globale.
  • Sotto l’amministrazione Biden le fonti di energia pulita come eolico e solare potrebbero beneficiare di maggiori investimenti e di condizioni fiscali e normative favorevoli. Biden ha anche dichiarato di sostenere tanto l’investimento nelle infrastrutture tradizionali (ricostruzione di strade, ponti e aeroporti) quanto quello nell’infrastruttura tecnologica (5G e intelligenza artificiale).

Obbligazioni

Crediamo ci siano opportunità attraenti nei mercati del reddito fisso nonostante fondamentali macroeconomici deboli. L’abbondante liquidità delle banche centrali crea tuttora un contesto favorevole per i titoli obbligazionari in generale, e in particolare per gli asset rischiosi. Nel quadro della ripresa della crescita economica globale, guardiamo con favore al tema della reflazione. Potremmo quindi optare per posizioni basate sull’irripidimento della curva USA e per un’allocazione del rischio incentrata sui prodotti a spread (compresi il debito emergente, le obbligazioni societarie investment grade e high yield). Un altro elemento favorevole è la partecipazione delle banche centrali – compratori di obbligazioni insensibili al prezzo – ad alcuni segmenti del mercato obbligazionario. Siamo pienamente consapevoli che l’indebitamento in ambito corporate è nettamente aumentato durante la recessione. In previsione di una potenziale svalutazione del dollaro USA, gli investitori potrebbero valutare una sottoesposizione alla divisa.

Il ritmo e l’entità delle misure monetarie e fiscali volte a mitigare l’impatto della pandemia hanno contribuito a ridurre la gravità e la durata della recessione globale, ed è iniziata la ripresa dell’economia mondiale. Tuttavia, il fatto che i governi dei Paesi avanzati continuino a fornire stimoli su larga scala a sostegno dell’economia, ha comportato un significativo deterioramento dei parametri d’indebitamento statale.

Crediamo pertanto che la politica delle banche centrali si manterrà accomodante nel prossimo futuro, proprio come avvenuto dopo la crisi finanziaria del 2008-2009. Le autorità monetarie vogliono mantenere i tassi bassi al fine di dare slancio alla ripresa, mentre non intendono alzare i tassi e rischiare di innescare un’ondata di default. Ci aspettiamo che le autorità affronteranno il nuovo contesto macroeconomico con una linea ancora espansiva sul fronte monetario, caratterizzata da quantitative easing e tassi di interesse prossimi allo zero (o addirittura negativi).

Outlook 2021 Aree geografiche

Nel quadro della ripresa economica globale in atto, gli investitori potrebbero dover ampliare l’universo di investimento, al di là delle aree geografiche che di recente hanno evidenziato un buon andamento. Le azioni di Europa e Asia emergente potrebbero offrire maggiore valore rispetto alle azioni Usa, vincitrici del 2020, mentre il contesto di bassi rendimenti potrebbe creare opportunità interessanti nel debito asiatico e nelle obbligazioni societarie a livello globale.

Stati Uniti

Dopo lo storico rimbalzo dell’attività economica nel terzo trimestre 2020, le prospettive di crescita degli USA appaiono più moderate (cfr. Grafico 1). Ci aspettiamo che questa tendenza prosegua per tutto il 2021, seppur con alti e bassi. Probabilmente la crescita sarà ancora superiore al potenziale – vale a dire che la domanda complessiva potrebbe essere superiore all’offerta per effetto di solidità del mercato occupazionale, consistente spesa pubblica e altri fattori – e, in ultima analisi, potrebbe alimentare l’inflazione. L’effettiva evoluzione dell’economia USA dipenderà da alcuni fattori:

  • L’andamento della pandemia sarà una determinante fondamentale del comportamento dei consumatori e dell’attività economica. Se l’efficacia dei nuovi vaccini sarà confermata e se saranno effettuati su larga scala, ci aspettiamo una crescita solida.
  • Finché l’attività non sarà tornata ai livelli pre-crisi, stimoli monetari e fiscali saranno essenziali per sostenere l’economia nel complesso e in particolare le piccole imprese. Prevediamo comunque un incremento dei casi d’insolvenza a livello di singoli individui e società incapaci di far fronte agli obblighi finanziari.
  • Probabilmente l’elezione di Joe Biden come 46esimo Presidente degli Stati Uniti comporterà l’adozione di nuove politiche economiche e ulteriori stimoli fiscali. La grande attenzione dell’amministrazione Biden a spesa infrastrutturale e iniziative legate al cambiamento climatico e alle energie pulite potrebbe creare nuove opportunità per gli investitori, anche nel segmento dei private market.

Un graduale ritorno dell’attività economica statunitense ai livelli precedenti la crisi da coronavirus potrebbe creare un contesto generalmente favorevole agli asset rischiosi USA come le azioni e le obbligazioni non governative, anche se sarà comunque importante un’attenta selezione. In caso di ulteriore rallentamento economico, i mercati probabilmente sconteranno ulteriori stimoli fiscali e monetari, e anche questo potrebbe supportare gli asset rischiosi. In entrambi i casi potremmo assistere ad un cambiamento nei settori più brillanti e ci aspettiamo una più ampia partecipazione al mercato, vale a dire che nuovi diversi settori potrebbero iniziare a sovraperformare.

Unione Europea

Nell’Unione Europea la risposta alla pandemia di Covid-19 è diversa in ognuno dei 27 Stati membri. Di conseguenza è molto difficile prevedere l’efficacia delle misure di contenimento, la reazione degli operatori di mercato e la velocità di un eventuale rimbalzo. Le misure di lockdown e distanziamento sociale avranno un impatto particolarmente significativo sul settore dei servizi e con ogni probabilità assisteremo ad un aumento dei default e ad un calo dell’occupazione all’interno dell’area. I mercati sconteranno un parziale aumento dei casi di insolvenza, ma sarà importante monitorare eventuali incrementi superiori alle attese. Ci aspettiamo inoltre che le misure di politica fiscale e monetaria contribuiscano alla salvaguardia del tessuto economico europeo e a evitare fallimenti o licenziamenti su larga scala.

Sono i 19 Paesi dell’Eurozona a sopportare il maggior peso, in particolare Germania, Francia, Italia, Spagna, Paesi Bassi, Belgio e Austria, che generano il 90% circa del PIL aggregato dell’Area Euro. Nel complesso nell’Eurozona ci aspettiamo una crescita del 5,5% nel 2021, dopo la flessione stimata del 7,7% nel 2020. La ripresa sarà sostenuta da diversi fattori:

  • I consumi privati beneficeranno probabilmente di misure governative mirate, della prevista normalizzazione dell’attuale eccessiva propensione al risparmio e di un miglioramento della fiducia dei consumatori. In generale il nostro scenario di base per il comportamento dei consumatori è positivo, ma la normalizzazione potrebbe richiedere del tempo. Inoltre, non è chiaro come reagiranno i consumatori alla persistente incertezza legata al coronavirus e come si procederà alle vaccinazioni di massa.
  • La spesa pubblica dovrebbe contribuire a mitigare le ripercussioni della pandemia sull’economia. L’intesa su un programma di finanziamenti senza precedenti come il Recovery and Resilience Facility da EUR 750 miliardi è un’importante pietra miliare per la risoluzione della crisi e un incoraggiante segnale di solidarietà in seno all’UE.
  • Malgrado le prospettive incerte per la domanda interna ed estera, ci aspettiamo un’accelerazione dell’attività di investimento nel 2021. La pressione sui margini di profitto dovrebbe ridursi e si stima un incremento della capacità utilizzata.

Per il momento le attese di inflazione restano modeste: nell’Eurozona l’inflazione complessiva dovrebbe salire dallo 0,4% del 2020 all’1,3% del 2021, un livello ancora moderato. Prezzi di alimentari e petrolio più elevati eserciteranno una graduale pressione rialzista. In tale contesto, la Banca Centrale Europea si atterrà probabilmente alla sua linea estremamente accomodante caratterizzata da tassi bassi e continui acquisti di asset (cfr. Grafico 2). Quanto al reddito fisso, preferiamo tuttora le obbligazioni dei Paesi periferici dell’Area Euro, tra cui Spagna e Italia, rispetto alle obbligazioni governative tedesche. Guardiamo inoltre con favore alle obbligazioni corporate investment-grade. Entrambi i segmenti beneficiano dei programmi di acquisto della BCE. Il nostro scenario a lungo termine per l’azionario europeo è costruttivo, alla luce di valutazioni moderate e della convinzione che i promettenti vaccini annunciati di recente, se adottati su larga scala, contribuiranno a contenere la diffusione del virus.

Cina

In Cina ci aspettiamo una prosecuzione della solida ripresa economica dalla crisi da Covid-19, che ha avuto un impatto molto negativo a inizio 2020 nonostante le autorità siano riuscite in breve tempo a tenere sotto controllo la pandemia. Nella prima parte del 2021 potremmo assistere a un consistente incremento del PIL a/a, ascrivibile principalmente al fatto che nello stesso periodo del 2020 regnava una profonda depressione (cfr. Grafico 3), e ad un parziale rallentamento nel resto dell’anno. Il rally del settore dei servizi cinese dovrebbe proseguire a patto che il governo riesca ad arginare i nuovi focolai di Covid-19. È inoltre probabile un’ulteriore crescita del comparto manifatturiero, sostenuto da investimenti pubblici e graduale ripresa della domanda globale nel quadro del superamento della crisi da coronavirus. La Cina è tuttora posizionata per essere tra i beneficiari di tale trend di lungo periodo data la rilevanza delle società high-tech locali, in particolare nella robotica, nell’aviazione e in altre aree all’avanguardia del settore manifatturiero. Crediamo che tale contesto indurrà le autorità cinesi a portare avanti la normalizzazione della politica fiscale e monetaria dopo gli interventi del 2020. Il governo potrebbe quindi iniziare a spendere di meno ed è improbabile che la People’s Bank of China (PBoC) attui consistenti interventi di allentamento monetario – tra cui tagli dei tassi – nel 2021. Al contrario, potremmo addirittura assistere a un’iniziale inasprimento verso fine 2020 in caso di ripresa della crescita e rialzo dell’inflazione core. Siamo relativamente cauti circa le prospettive di investimento a breve in Cina poiché la politica monetaria e fiscale appare in fase di normalizzazione dato il miglioramento del contesto macroeconomico. Nel lungo periodo tuttavia l’evoluzione dell’economia cinese resta un tema interessante. Riteniamo che gli investitori debbano continuare a considerare la Cina come una vera e propria asset class a sè stante; non dovrebbero quindi chiedersi se investire in Cina, ma quanto investire.

Mercati Emergenti

I mercati emergenti nel complesso hanno evidenziato una ripresa degna di nota dopo le ingenti perdite di marzo 2020, in gran parte grazie alle politiche estremamente accomodanti delle banche centrali (cfr. Grafico 4). Nel lungo periodo tale supporto potrebbe contribuire a un rialzo dell’inflazione globale. A breve termine, tuttavia, ci aspettiamo che fattori quali la debolezza dei prezzi delle commodity contribuiscano a mitigare forti pressioni inflazionistiche nelle aree emergenti. In tal caso le autorità monetarie locali potranno tagliare i tassi a livelli record e sperimentare programmi di acquisto di asset (il cosiddetto “quantitative easing”). Tuttavia, le ingenti misure di stimolo monetario e fiscale attuate nei Paesi emergenti non dureranno per sempre. Ad esempio, i timori legati a inflazione, tassi di cambio e stabilità finanziaria limitano la possibilità di tagliare i tassi. E infatti Turchia e Ungheria hanno già alzato i tassi di riferimento nel 2020. Inoltre, il sostegno fiscale, che comprende l’aumento della spesa pubblica, potrebbe perdere efficacia ed essere oggetto di una crescente attenzione da parte degli investitori, preoccupati da un possibile peggioramento dell’affidabilità creditizia. Nell’immediato il Covid-19 rappresenta tuttora il principale rischio per la crescita delle aree emergenti. La messa a disposizione di vaccini efficaci potrebbe favorire la normalizzazione delle condizioni economiche a livello globale, un fattore positivo tanto per i Paesi emergenti quanto per quelli avanzati. Tuttavia, l’aumento del tasso di infezione rappresenta un grave rischio per le nazioni vulnerabili che hanno già utilizzato gran parte delle frecce al loro arco per combattere la malattia.

Giappone

Ci aspettiamo una contrazione del PIL nipponico del 5,5% nel 2020 ed una successiva crescita del 2,3% nel 2021. Tuttavia, malgrado tale rimbalzo, le prospettive economiche restano incerte. Il tasso di risparmio delle famiglie potrebbe mantenersi elevato e le esportazioni giapponesi sono strettamente correlate alle spese per investimenti a livello globale, che probabilmente risentiranno delle incognite legate alla pandemic.

Il primo ministro Yoshihide Suga probabilmente porterà avanti l’”Abenomics” – la politica economica dell’ex premier Shinzo Abe – e in particolare il mix di stimoli fiscali e allentamento monetario su larga scala. Suga ha anche ribadito l’importanza di mantenere una stretta relazione con la Bank of Japan (BoJ) e promuovere nuove misure di allentamento monetario ove necessarie a sostenere l’occupazione ed evitare il default delle aziende. Per ora comunque riteniamo sia improbabile che la BoJ tagli il tasso di riferimento a breve in territorio ancor più negativo.

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