Bce, così Lagarde dovrà stupire i mercati giovedì 10 dicembre

“In December the Governing Council will recalibrate its instruments, as appropriate, to respond to the unfolding situation”. Questa frase rappresenta la promessa con cui Christine Lagarde ha lasciato stampa e mercati a fine ottobre. “In quel frangente, le parole della governatrice e il comunicato fermo della banca hanno contribuito a rasserenare gli animi e a fornire, ancor prima dei vaccini, un propellente per il recupero degli indici azionari del continente. A questo punto, con l’indice Msci Emu passato in un mese dal -16% (da inizio anno) fin quasi alla parità, gli investitori attendono al varco le decisioni concrete della Bce”. Così Antonio Anniballe, gestore del team Multi Asset Italia di Gam (Italia) Sgr, commenta le attese sulla riunione della Banca Centrale Europea di giovedì 10 dicembre.

L’appuntamento, sottolinea l’esperto, non arriva peraltro in un momento facile: in primo luogo, c’è da assolvere a uno dei compiti espliciti della banca, ovvero quello di assicurare una trasmissione efficace della sua politica monetaria. Gli ultimi dati, mostrati solo qualche giorno fa da Philip Lane, membro del Consiglio della Bce, sono a questo proposito poco confortanti: se è vero che le condizioni di accesso al credito per il momento reggono, le aspettative future delle imprese Ue sono di una contrazione significativa dei prestiti.

C’è poi il punto insidioso dell’euro-dollaro a porre un ulteriore problema, diventato certamente centrale negli ultimi giorni. Nel mese di novembre si è materializzato un forte apprezzamento dell’euro, in un contesto in teoria favorevole a un recupero della divisa statunitense. La tenuta migliore dell’economia Usa, l’allargamento del differenziale fra curva dollaro e euro sulle medie scadenze e proprio le premesse di intervento Bce rappresentavano (e rappresentano) altrettanti elementi a favore del dollaro. Al contrario, i flussi d’investimento “pro risk” in direzione di Value ed Europa hanno prodotto l’effetto opposto, con la rottura del livello psicologico e tecnico di 1,20. E’ ormai abbastanza chiaro che, in un contesto di inflazione azzerata e con il sud Europa già in ampia deflazione, la Bce non sia a proprio agio con livello e rapidità del movimento al rialzo. D’altra parte, già a inizio settembre lo stesso Lane lo aveva esplicitamente segnalato in una dichiarazione.

Tutti gli elementi discussi portano a concludere che sia necessario un intervento deciso da parte della banca, possibilmente in grado di superare le aspettative elevate dei mercati. Al momento sembra essere prezzato un aumento della dotazione del Pepp, il programma pandemico, nell’ordine dei 400- 500 miliardi di euro, e un suo prolungamento fino a fine 2021. Decisioni più coraggiose, o per cifre in gioco o perché allargate a una pluralità di strumenti, potrebbero favorire il duplice obiettivo di offrire l’ennesima sponda monetaria a economie claudicanti in attesa del vaccino e raffreddare il cambio euro-dollaro, evitando di imbarcare ulteriore deflazione.

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