Usa, a novembre creati 245mila posti di lavoro: dato debole ma impatto limitato sui mercati

“L’US Bureau of Labor Statistics (Bls) ha comunicato che, nel mese di novembre, nei settori non agricoli, si è registrato un aumento di 245mila nuovi posti di lavoro, dato inferiore alle attese del consensus (+469mila). Il tasso di disoccupazione è sceso al 6,7%“. Filippo Diodovich, senior strategist di IG Italia, commenta di seguito i dati sul lavoro d’oltreoceano.

Riviste al rialzo le cifre dei mesi scorsi (+11mila posti di lavoro in totale rispetto alle stime precedenti). Il dato di settembre è stato rivisto al rialzo di 39mila unità a +711mila, quello di ottobre al ribasso di 28mila unità a +610mila.

A livello di gruppi, la disoccupazione giovanile si attesta al 14%. La disoccupazione delle donne è pari all’6,1%, bianchi (5,9%), afroamericani (10,3%), asiatici (6,7%), ispanici (8,4%). Il tasso di partecipazione alla forza lavoro è sceso al 61,5% (ancora lontano dai livelli di febbraio quando si attestata al 63,4%).

Bene i salari medi che salgono dello 0,3% mese su mese (consensus 0,1%). I salari sono saliti del 4,4% anno su anno (consensus 4,3%). Il numero di disoccupati che hanno dichiarato di essere in sospensione temporanea dalle attività lavorative (“temporary layoff”) è diminuito di 441mila unità a 2,8 milioni. I disoccupati che hanno perso del tutto il posto del lavoro sono 3,7 milioni (a febbraio erano 1,3 milioni).

Impatto sul mercato

Le cifre sul mondo del lavoro hanno avuto un impatto contrastato sui mercati finanziari. Abbiamo assistito a un po’ di volatilità: inizialmente uno spike ribassista del dollaro sul debole dato sui Nfp ma poi il biglietto verde ha guadagnato terreno sulla discesa del tasso di disoccupazione e sulla crescita dei salari superiore alle attese. Il cambio eurodollaro è salito fino a 1,2170 per poi scendere a 1,2140.

Gli investitori sono soprattutto in attesa di avere notizie in merito all’approvazione del piano bipartisan di aiuti fiscali (relief plan) per 908 miliardi di dollari. Una prima risposta del Congresso per aiutare imprese e famiglie in difficoltà ma, tuttavia, ancora non sufficiente e ben lontano dal piano da 2,4 trilioni di dollari proposto dalla speaker dei democratici Nancy Pelosi.

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