Italia, debito e Pil in contrazione. I dati dell’Osservatorio sui conti

Dopo un aumento del debito di 173 miliardi da inizio anno assisteremo per alcuni mesi alla sua riduzione. L’entità di questo calo è ancora incerta, ma stimiamo che si potrebbe concludere il 2020 tra 2.555 e 2.581 miliardi, mentre il debito di ottobre dovrebbe essere di circa 2.575 miliardi in diminuzione rispetto ai 2.583 miliardi del mese precedente. Questo maggior debito da inizio anno è stato finanziato aumentando le emissioni di titoli di Stato che a settembre hanno raggiunto i 446 miliardi, contro i 323 miliardi del medesimo periodo del 2019. Nel contempo, la quasi totalità dei maggiori collocamenti è stata assorbita dagli acquisti della banca centrale giunta a detenere il 24,5% del circolante. Sono i dati del 40mo Osservatorio trimestrale sui conti italiani pubblicato da Mazziero Research.

Si stima che il Pil sarà in contrazione del 2,0% nel 4° trimestre con una proiezione del -8,8% su base annua. A fine anno ci troveremo così a 10,5 punti al di sotto del valore del PIL di inizio 2008, evidenziando come l’Italia non sia mai stata in grado di recuperare i valori precedenti alla crisi finanziaria del 2008 e ponendo seri dubbi sulla capacità di recuperare in tempi brevi i livelli precedenti l’arrivo della pandemia.

Anche la produzione industriale, che si è mostrata molto tonica nel rimbalzo dopo la prima ondata pandemica, sta ora segnando il passo e posticipando la ripresa nel 2021. Il mercato del lavoro resta fragile con 428mila occupati in meno e 260mila inattivi in più rispetto a inizio anno. Dopo un calo delle ore di cassa integrazione, scese da 772 milioni ad aprile a 151 milioni di ore a settembre, le ore sono tornate a crescere a 257 milioni in ottobre.

In questo contesto l’inflazione rimane in territorio negativo, ma si tratta di un effetto generato dal forte rallentamento dei beni energetici, mentre i beni alimentari segnano da inizio anno un apprezzamento di circa l’1,9%, con punte a maggio del 3,0%.

Il quadro di insieme resta critico, la fine della pandemia non si tradurrà immediatamente in un periodo di serenità, ma in un momento in cui si dovrà cercare di risalire la china delle ipoteche del passato con grandi sacrifici. L’impiego giudizioso delle risorse del Next Generation EU resta un passaggio cruciale per imboccare un sostenibile sentiero del recupero.

 

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