Mai come oggi lo sfruttamento delle ricchezze minerarie di Africa e Russia, sono legate a doppio filo con l’espansione del terrorismo internazionale e quindi alla religione. Dopo i recenti attentati che hanno tragicamente colpito la città di Mosca, è quindi bene fare alcune riflessioni sul rapporto tra giacimenti minerari e terrorismo: paesi come Afghanistan, Sudan, Somalia, Algeria, Nigeria, Libia e Russia hanno in comune tre cose: oro, minerali e terrorismo.
Partiamo dalla Russia. L’attentato alla metropolitana di Mosca ha fatto ricordare al governo di Medvedev, che il problema del terrorismo interno è ancora ben presente nel suo paese. Il Daghestan, repubblica della Federazione Russa, per area e per popolazione la più grande del Caucaso settentrionale, è infatti infestato da cellule terroristiche e allo stesso tempo è una delle regioni più ricche sotto il profilo di riserve minerarie.
Lo stesso vale per l’Afghanistan. Il paese, che deve fare i conti con il movimento politico-religioso Talebano, è seduto su un giacimento pressoché infinto di minerali. Forse il più importante della regione. Qui si estraggono infatti rame, ferro, oro, petrolio e gas, ma ancora, carbone così come gemme preziose, smeraldi e rubini, sono presenti nel sottosuolo ma sono ancora da sfruttare.
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