Eurozona, fuori dalla crisi solo nel 2012, sale la disoccupazione

Dopo le previsioni sulla moderata ripresa europea, rilasciate ieri dalla Bce, Ernst & Young presenta i risultati del nuovo Eurozone Forecast (EEF), un’analisi trimestrale rilasciata per la prima volta oggi e i cui contenuti sono stati curati da Oxford Economics.
Sebbene diversi Stati membri abbiano iniziato, l’anno scorso, ad emergere dalla recessione prima di altre nazioni al mondo, l’outlook a breve termine per l’Eurozona resta impegnativo con un’aspettativa di crescita del PIL soltanto dell’1% nel 2010 e dell’1.6% nel 2011. E, in modo critico, la disoccupazione continuerà a crescere fino alla prima metà del 2011 raggiungendo un picco di oltre 17 milioni.

In accordo con quanto già sostenuto dall’Ocse, la ripresa non avverrà ovunque allo stesso ritmo e l’Eurozona proseguirà a due velocità: le economie di Germania, Francia e Benelux stanno guadagnando slancio mentre la crescita nelle economie mediterranee dell’Eurozona e in Irlanda sarà rallentata dagli sforzi di riduzione dei deficit di bilancio. Si prevede che la crescita in queste aree raggiunga una media annua del solo 0.6% nel periodo 2010-12, a fronte dell’1.8% di Germania, Francia e Benelux. La crescita sarà rallentata anche dal prevedibile irrigidimento fiscale, che sarà più celere del previsto come conseguenza degli effetti della crisi finanziaria in Grecia.

Sul versante dell’occupazione, anche le più forti economie dell’Eurozona, come Francia e Germania, vivranno delle difficoltà. Sebbene non si preveda un’escalation della disoccupazione, l’economia ha bisogno di crescere significativamente prima che la produttività ritorni ai livelli pre-crisi e l’occupazione possa riprendere. Ma la fiducia tra i business leader europei resta relativamente bassa e si traduce in limitati investimenti e assunzioni.

In quest’ottica, le politiche a breve termine devono restare focalizzate su crescita e occupazione e la Bce dovrebbe rinviare ogni incremento dei tassi d’interesse fino al 2011, anche perché, nel prossimo futuro, sembra scarsa la propensione di molte banche all’erogazione del credito.

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