“Le banche nazionali e le associazioni federali di risparmio (denominate collettivamente ‘banche’) possono utilizzare nuove tecnologie, inclusi gli Invn e le relative stablecoin, per svolgere le funzioni consentite dalla banca, come le attività di pagamento”, si legge nella comunicazione dell’Occ, che fornisce una definizione di stablecoin come tipologia di criptovaluta progettata per avere un valore stabile rispetto ad altri tipi di criptovaluta o per essere supportata da valute fiat, come il dollaro Usa.
“Le stablecoin rappresentano un meccanismo per immagazzinare, trasferire, trasmettere e scambiare il valore della valuta fiat sottostante, tutti elementi fondamentali per facilitare le attività di pagamento”, scrive l’Occ, aggiungendo che gli Invn potrebbero essere più resilienti di altre reti di pagamento grazie all’elevato numero di nodi necessari per verificare le transazioni, che limiterebbe il rischio di manomissioni.
Dal momento che sono poche le blockchain supportate da migliaia di nodi, secondo The Cryptonomist il riferimento di questo passaggio sembra essere a rivolto in particolare a bitcoin ed ethereum, in particolare a quest’ultima per via del fatto che il maggior volume di scambio di stablecoin viene transato proprio sulla blockchain di ethereum.