Mercati finanziari a rischio bolla?

Mercati quasi immuni ai tumulti di Washington sulla scorta della maggioranza democratica che apre ora la strada ad ambiziosi programmi di stimolo (già si parla di un nuovo pacchetto tra i 750 mld ed un trilione di dollari da aggiungere ai 900 mld siglati il mese scorso) con un accento particolare a quelli green.

Parlando di green energy impossibile non accennare a Tesla che ora capitalizza di più di tutti gli altri maggiori produttori di auto al mondo messi insieme, non male per una azienda che ha venduto meno di 500mila veicoli nell’anno passato, con una quota di mercato pari allo 0,7% del totale…

L’imprimatur democratico si ripercuote ovviamente sul dollaro, nuovamente in debolezza dopo un tentativo di rimbalzo ieri ed attualmente di nuovo in area 1,23 contro euro.

Prese di beneficio invece sull’oro che precipita a ridosso di nuovo dei 1.900 dollari oncia dopo aver siglato i massimi da otto settimane mentre quello che si appresta a divenire il suo maggiore competitor, il Bitcoin, non conosce incertezze con un che spinge i corsi a 36.500 dollari (JP Morgan conferma un target price a 146.000 dollari…).

Continua anche la corsa al rialzo per il petrolio dopo la decisione dei sauditi di autoridursi la quota produttiva per un milione di barili per i prossimi due mesi (e contestualmente alzare i prezzi per i mercati asiatici e statunitensi), come ben evidenziato nel grafico sotto, più che la produzione è proprio la quotazione del greggio la discriminante nel determinare quello che viene definito pareggio fiscale degli stati produttori (e per alcuni, i punti di break-even sono parecchio più alti).

A coadiuvare l’impulso rialzista sui prezzi anche le scorte API di ieri che mostrano una discesa superiore agli otto milioni di barili, oltre il qudruplo del preventivato, sebbene in parte compensata da una crescita inattesa nelle scorte di benzine (+4,5 milioni di barili) e distillati (+6,39 milioni).

A cura di Michael Palatiello, ad e strategist di Wings Partners Sim

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