UniCredit allunga il passo in scia ai rumors. Ma lo scenario resta a tinte fosche

Il Tesoro, secondo indiscrezioni stampa, sarebbe pronto a aumentare ad oltre 20 mld di euro dai 14 mld inizialmente previsti la dote di UniCredit per rendere più appetibile la fusione con Mps, includendo i crediti unlikely-to-pay nel portafoglio che verrà rilevato da Amco. Il beneficio per UniCredit salirebbe così a 2,5-3 mld a un prezzo di cessione attorno al 30% del nominale.

Leonardo Del Vecchio, azionista di riferimento di UniCredit con poco meno del 2%, è però fermamente contrario a un’eventuale acquisizione di Mps da parte della seconda banca italiana e è in contatto con le fondazioni azioniste che, parimenti, non vedrebbero certo di buon occhio l’operazione, sempre secondo rumors.

Nel frattempo, sempre in base a delle indiscrezioni, l’ad di Mediobanca Alberto Nagel avrebbe fatto sapere di non essere interessato alla guida di UniCredit, che resta così in cerca di un nuovo ceo dopo Mustier.

Le raccomandazioni degli analisti su Unicredit

Mediobanca ha confermato un giudizio underperform con target price di 8 euro, Equita assegna al titolo un hold con prezzo obiettivo di 8,80 euro mentre per Intesa SanPaolo vale un add con fair value di 9,10 euro.

Il quadro tecnico di UniCredit

Dal punto di vista operativo, UniCredit ha di recente incrociato al rialzo in area 7,80 euro le medie mobili a 21 e 50 sedute. Un movimento che, in ottica di breve termine, favorisce la chiusura del gap ribassista aperto a quota 8,64 a fine novembre. Oltre gli eventuali target successivi diventerebbero prima la soglia dei 9 euro e poi la cruciale resistenza statica di medio termine posta a quota 9,40, limite superiore dell’ampio trading range che dallo scorso giugno caratterizza i movimento del titolo a Piazza Affari.

Sotto 7,80, stop loss da adottare, obiettivi invece a 7 prima e, nel caso, poi in area 6, limite inferiore del suddetto trading range.

Il trend di Unicredit a Piazza Affari – Grafico su base daily

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