Investire nell’intelligenza artificiale, nuova frontiera dell’healthcare

“L’intelligenza artificiale rappresenta una fonte di notevole progresso in campo sanitario, in quanto migliorerà l’assistenza sanitaria in termini di qualità, accuratezza ed efficienza. Contribuirà a ottimizzare il trattamento e il monitoraggio di molte malattie, ma anche a ridurre i costi. Nel medio termine, favorirà l’emergere di una medicina più precisa e soprattutto più personalizzata. A lungo considerati un freno inibitorio, i timori dei medici stanno venendo meno. Chiaramente, il fattore umano rimarrà predominante, anche solo per questioni di responsabilità. L’intelligenza artificiale sarà comunque uno strumento di supporto nel prendere decisioni”. Lo sottolinea Rudi Van den Eynde, Head of Thematic Global Equity Management di Candriam. Di seguito la sua visione.

Trainato dallo sviluppo tecnologico e dai progressi della ricerca, il mercato dell’IA esploderà letteralmente nel prossimo decennio. L’ultimo rapporto pubblicato dall’istituto ReportLinker conferma questa tesi. A giugno, il valore di questo mercato era stimato a 4,9 miliardi di dollari e potrebbe raggiungere i circa 45,2 miliardi nel 2026, con un tasso di crescita medio annuo del 44,9%. Sostenuto dal costante aumento della potenza di calcolo, il segmento del machine learning sarà particolarmente vivace. Anche l’analisi predittiva diventerà sempre più importante grazie alla proliferazione di dati sanitari. Al contrario, la mancanza di risorse umane qualificate e la riluttanza di parte del personale sanitario rappresentano due ostacoli importanti. Indipendentemente dalle proiezioni, emerge una chiara tendenza. Grazie ai numerosi investimenti effettuati negli ultimi cinque anni, gli Stati Uniti saranno il driver principale di questo mercato.

Particolarmente dinamico, il settore della diagnostica per immagini è quello su cui si concentrano i progetti più avanzati. Partendo da una serie di immagini, l’IA potrebbe anche essere in grado di rilevare marcatori predittivi di una patologia, nonché fornire una guida specifica per gli esami medici di ogni paziente, a seconda della sua storia clinica e del suo profilo.

La prevenzione dei rischi per la salute non sarà l’unico beneficio. L’intelligenza artificiale avrà senza dubbio una dimensione pratica. In particolare, potrebbe fungere da secondo parere medico, invalidando o confermando una diagnosi iniziale del radiologo. L’automazione di alcuni compiti aiuterà inoltre a ridurre il tempo per gli esami, con la prospettiva concreta di poter visitare più pazienti. Un più ampio sfruttamento dei dati della diagnostica per immagini potrebbe infine promuovere la ricerca, la formazione e lo sviluppo tecnologico.

Una cosa è certa, la rivoluzione promessa non avverrà da un giorno all’altro. L’intelligenza artificiale è ancora agli inizi. Il suo livello di redditività è relativamente limitato. Il grado di maturità delle applicazioni disponibili è attualmente molto eterogeneo anche nel settore sanitario e dovranno passare molti anni affinché le prime applicazioni diventino operative. Per massimizzare il potenziale dell’IA, sarà necessario strutturarne e formalizzarne l’ecosistema, ma anche promuoverlo e finanziarlo. L’affidabilità e la sicurezza delle soluzioni sviluppate dovranno essere prioritarie per i promotori e gli investitori.

Anche la misurazione del valore aggiunto e la creazione di un modello economico dedicato saranno determinanti nel favorire l’implementazione di queste nuove tecniche nel settore sanitario. Sarà inoltre inevitabile l’attuazione di normative specifiche per le applicazioni digitali. Si dovrà trovare un equilibrio tra la necessaria tutela delle libertà individuali e la prospettiva di frenare iniziative potenzialmente innovative per la collettività. In realtà, il futuro dell’intelligenza artificiale dipenderà in larga misura dall’uso dei dati sanitari, che ne rappresentano il motore principale.

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