L’ FMI taglia le stime Italia

Ottimista il Fondo monetario internazionale sulla ripresa economica mondiale, che sembra stia proseguendo meglio del previsto, anche se resta preoccupante il livello d’incertezza.
 

Nel World Economic Outlook di primavera l’istituto ha rivisto al rialzo le stime sul Pil mondiale per il 2010 al 4,2% dal 3,9% precedente. Anche se le notizie per l’Italia non sono buone. Infatti, il Fondo Monetario Internazionale ha tagliato le stime di crescita sull’economica italiana, con un PIL visto in aumento dello 0,8% nel 2010 e dell’1,2% nel 2011 dal +1% e +1,3% indicato a gennaio. 

Ma non sono le uniche posizioni assunte dal FMI. L’istituto, infatti, ha intenzione di proporre ai leader del G-20 due tipi di tasse sugli istituti bancari con la finalità di coprire il costo dei salvataggi al sistema finanziario, che complessivamente ha toccato gli 11mila miliardi di dollari.

La proposta portata avanti dal FMI che verrà discussa venerdì alla riunione dei ministri finanziari e dei governatori per avere poi l’approvazione definitiva dei capi di stato e di governo al summit di giugno, prevede che l’imposta principale, identificata come un «contributo alla stabilità finanziaria», verrà chiesta a tutte le banche, inizialmente in egual misura, per essere poi differenziata a seconda dell’importanza dei singoli istituti e del rischio per la stabilità del sistema. Il secondo tributo, o «tassa sulle attività finanziarie», graverà invece sui profitti e sui compensi dei banchieri.

 

Sicuramente rigettata invece è l’ipotesi che si imponga una tassa sulle transazioni finanziarie. Secondo una fonte del governo tedesco, questo approccio è stato respinto perché l’imposta finirebbe semplicemente per essere trasferita sui clienti delle banche. La tassa sulle transazioni aveva poi incontrato la netta opposizione di alcuni paesi, Stati Uniti in testa, il che renderebbe la sua applicazione impraticabile.
 

Il Fondo ha evidenziato comunque, già nel suo intervento di ieri che la condizione delle banche è migliorata, anche se le banche europee sono più indietro rispetto a quelle americane. Nei prossimi tre anni le banche dovranno rifinanzarsi per 5mila miliardi di dollari. 

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