Cina in testa nella ripresa 2021. Bitcoin? L’oro è più sicuro

“Il 2020 resterà di certo impresso nella memoria degli investitori e di tutti noi. I nostri stili di vita sono stati gravemente sconvolti, e in questo contesto l’impennata dei mercati finanziari ha portato ad un aumento del divario percepito tra mondo finanziario e economia reale. Questo fa sì che si guardi oggi con occhio più critico anche alle politiche delle banche centrali, sospettate di alimentare bolle speculative. Di conseguenza, prima o poi si porrà con forza il problema della disuguaglianza tra i più e i meno abbienti, e questo influenzerà le politiche che saranno votate nelle future elezioni. Insomma, gli eventi degli ultimi mesi hanno modificato radicalmente il nostro modo di pensare. È ora tempo di tirare le somme delle principali conseguenze che ci aspettiamo nel breve, medio e lungo termine”. Lo afferma Jean-Marie Mercadal, Cio di Ofi Asset Management. Di seguito la sua visione sulle prospettive di ripresa dell’economia, a partire da quella della Cina.

Nel breve termine, lo sviluppo dei vaccini accelererà certamente la ripresa economica. Le campagne di vaccinazione sono già iniziate in alcuni dei principali Paesi e le economie riapriranno una dopo l’altra nel corso dei prossimi mesi.

Dato che consumatori e aziende stanno limitando le spese in questa fase, la crescita potrebbe essere più elevata rispetto a quanto è al momento ipotizzato dai principali istituti di previsione economica. Sul fronte delle imprese, gli investimenti aziendali posticipati rappresentano una riserva di crescita, anche se il numero di default potrebbe aumentare una volta che le misure di sostegno saranno gradualmente ritirate. In ultima analisi, le prospettive di una ripresa dell’attività imprenditoriale nel 2021 sembrano solide e anche le previsioni di una crescita a livello globale del 6,0% circa sembrano credibili. L’ultimo consenso di Bloomberg del 5,2% probabilmente non riflette ancora l’avanzamento dei vaccini.

La crescita potrebbe, quindi, essere di circa il 4,5% negli Stati Uniti e di circa il 6% nella zona euro. Non avendo vissuto una seconda ondata della pandemia, in Cina l’accelerazione continua. La sua economia, infatti, potrebbe risalire del 9% nel 2021, dopo il 2% registrato nel 2020. Questa ripresa si manifesterà nei bilanci delle imprese ed è probabile che le previsioni sugli utili aumenteranno in modo considerevole.

Nel medio termine, tutti i paesi stanno uscendo da questa crisi con un onere del debito ancora più pesante. Le risposte fiscali sono state massicce e i livelli di debito pubblico rispetto al Pil sono ora impressionanti e preoccupanti. In effetti, le misure adottate in passato e i piani di stimolo approvati per quest’anno ammontano a circa il 15% del Pil per la zona euro e dal 20% al 25% per gli Stati Uniti. In questo modo il rapporto debito/Pil è salito a oltre il 100% negli Stati Uniti, al 120% in Francia, al 150% in Italia, mentre quello della Germania passerebbe dal 60% al 75%. Anche l’indebitamento delle imprese è aumentato.

In un contesto come questo, le banche centrali non hanno altra scelta se non quella di mantenere condizioni monetarie molto accomodanti, mantenendo i tassi di interesse a livelli decisamente bassi e sostenendo il mercato obbligazionario attraverso programmi di acquisto di titoli. Ciò consentirà alle imprese, e soprattutto ai governi, di accedere a finanziamenti a basso costo, a tassi di interesse sostenibili. Di conseguenza, il “potere d’acquisto” degli obbligazionisti diminuirà inevitabilmente, considerato che probabilmente i tassi d’interesse reali rimarranno in territorio negativo per diversi anni.

Cina, il nuovo corso dell’economia

Nel frattempo, la Cina ha iniziato a trasformare la sua economia. Il 14° piano quinquennale, presentato il 26 novembre, fa parte del piano “China Standards 2035”. L’obiettivo è quello di raddoppiare il Pil entro il 2035, il che suggerisce un tasso di crescita medio di circa il 4,5% tra il 2021 e il 2035 (contro il 7,0% tra il 2011 e il 2015 e il 6,5% tra il 2016 e il 2020). Più l’economia cinese si svilupperà e maturerà, più il ritmo di crescita rallenterà naturalmente.

A livello di settore, il piano cinese punta all’autonomia e al know-how all’avanguardia nel mercato dei semiconduttori, dell’intelligenza artificiale e delle biotecnologie, stimolando in particolare gli investimenti in ricerca e sviluppo e nell’istruzione. La Cina sta inoltre aprendo il suo mercato dei capitali, e le azioni e le obbligazioni cinesi stanno gradualmente entrando a far parte degli indici internazionali. Si tratta di mercati profondi, liquidi e altamente diversificati che possono rendere i portafogli più robusti. Ciò dovrebbe accelerare il ritmo di internazionalizzazione della valuta cinese.

Nel lungo termine, diversi problemi sono all’orizzonte. Ad esempio, come usciremo da questo pesante accumulo di debito? Si comincia a parlare da più parti della possibilità di cancellare il debito pubblico, in particolare per quanto riguarda la quota detenuta dalle banche centrali. Nella zona euro dovranno essere riesaminati i fondamenti del Patto di crescita e di stabilità: i principali parametri di Maastricht (con tetti pari al 60% del Pil sul debito e al 3% sul deficit) sono saltati, e sarà necessario ripensare le regole comuni per la salvaguardia dell’euro. La questione dell’armonizzazione delle politiche fiscali dell’Eurozona potrebbe tornare alla ribalta e generare una certa volatilità sui mercati il prossimo autunno, quando in Germania si terranno le elezioni che porteranno alla formazione di una nuova coalizione e alla nomina di un nuovo cancelliere.

Anche la questione dell’inflazione si porrà nel lungo termine. La massiccia creazione di moneta, derivante dagli acquisti delle banche centrali, potrebbe innescare un calo del valore delle valute rispetto agli attivi reali, o comunque della fiducia in esse, questo è uno dei motivi per cui sta avvenendo la corsa alle criptovalute. Il recente record della più nota criptovaluta, il bitcoin, mostra che gli investitori stanno iniziando a prendere seriamente in considerazione questi aspetti. Non abbiamo una visione particolare sulle criptovalute, ma stiamo osservando questo movimento con interesse. In conclusione, però, crediamo che l’oro e i metalli preziosi siano più sicuri e possano essere utilizzati per coprire questo tipo di rischio a lungo termine.

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