Titoli di Stato italiani, l’ombrello Bce contro l’incertezza politica

“Il 13 gennaio, Italia Viva – un partner minore della coalizione guidato dall’ex primo ministro Matteo Renzi – si è tirato fuori dalla coalizione di governo, lasciando l’esecutivo senza una maggioranza al Senato. Tuttavia, riteniamo che le elezioni anticipate siano per ora improbabili. A nostro avviso, gli scenari più probabili sono: il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte potrebbe cercare di ottenere un voto di fiducia, con il sostegno dei partiti sia all’interno sia all’esterno della maggioranza e anche dei parlamentari non affiliati (Gruppo Misto); Conte potrebbe dimettersi, innescando un nuovo ciclo di colloqui, che potrebbe portare a un nuovo governo, guidato dallo stesso Conte o da un altro Primo Ministro, con il sostegno della medesima alleanza; oppure potrebbe essere nominato un governo ad interim per gestire il Paese fino alle prossime elezioni”. Lo sottolinea Matteo Germano, Head of Multi Asset Cio Italy di Amundi. Di seguito la sua visione sui titoli di Stato italiani.

I mercati finanziari sembrano reggere, con l’azione della Bce che contribuisce a mantenere la volatilità a livelli storicamente contenuti. Nella riunione di dicembre 2020, la Bce ha ampliato il proprio programma di acquisto per l’emergenza pandemica (Pepp) di altri 500 miliardi di euro, portandolo a un totale di 1.850 miliardi di euro, e ha anche esteso la propria politica di reinvestimento. Riteniamo che l’azione della Bce dovrebbe mantenere basso il costo medio dei finanziamenti. I fattori tecnici rimarranno solidi nel 2021, grazie agli acquisti della Bce, alla minore emissione netta attesa e alla persistente “caccia al rendimento” tra gli investitori. Il ruolo svolto dalla Bce rimarrà cruciale nei prossimi anni. Le valutazioni attuali sono tirate e offrono un margine di manovra limitato per un ulteriore restringimento dello spread. In termini relativi, i rendimenti italiani sono più interessanti di quelli di altri paesi periferici. Rimaniamo costruttivi sul debito sovrano italiano. Con la progressiva riduzione del premio al rischio, la curva dovrebbe appiattirsi e gli investitori dovrebbero posizionarsi sulle scadenze molte lunghe. Durante la durata della crisi politica, si prevede un livello dello spread Btp-Bund decennale nell’intervallo 100-125 punti base. Gli investitori sul mercato dei titoli di Stato italiano dovrebbero considerare eventuali ritracciamenti del mercato obbligazionario italiano come un’opportunità per aumentare la propria esposizione.

Scenario macroeconomico

La bassa crescita potenziale, che deriva da una mancanza cronica di investimenti, è il tallone d’Achille dell’economia italiana. Il Pil reale dovrebbe contrarsi dell’8,6-9,0% nel 2020, riprendersi di circa il 3,2-3,7% quest’anno e rallentare al 3,0-3,4% nel 2022. Il rapporto tra debito pubblico e Pil dell’Italia dovrebbe salire a circa il 160% nel 2020, dal 135% nel 2019. Il debito dell’Italia è prevalentemente – circa il 70% – detenuto da investitori domestici, mentre gli investitori esteri costituiscono il restante 30%. La quota detenuta dal Sistema europeo delle banche centrali è aumentata dal lancio del programma di allentamento quantitativo nel 2015 e si è attestata al 24% del debito negoziabile a settembre 2020. Si prevede che salirà a circa il 28 % entro la fine del 2021, a seguito degli acquisti di attività della Bce. Ci aspettiamo che il deficit di bilancio dell’Italia raggiunga l’11,4% del Pil nel 2020, per poi scendere all’8,2% nel 2021.

Riteniamo che il pacchetto “Next Generation EU” sia un punto di svolta per la politica fiscale dell’Unione Europea e che possa stimolare la crescita dell’Italia in modo significativo nel medio/lungo termine. La pandemia accentuerà il divario sociale all’interno del Paese tra le persone che hanno un lavoro “regolare” e quelle che lavorano nell’economia informale che non possono contare sui programmi di welfare. In aggiunta, l’incertezza rimane elevata anche tra le persone che possono contare su un posto di lavoro e il tasso di risparmio ha raggiunto il 20% nel secondo trimestre del 2020, aumentando le disponibilità sui conti correnti. Una parte di questo elevato risparmio sarà disponibile per essere investita nell’economia reale.

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