Recovery fund, Italia: rapporto debito/Pil al di sotto del 140% entro il 2025

L’incremento mensile del debito pubblico italiano, nel 2020, è stato pari a oltre 3 miliardi di euro, di cui circa un terzo in mani estere. E’ uno dei dati che emergono dallo studio “Debito pubblico. Quali scenari per l’Italia dopo il Covid-19?”, pubblicato da Rome Business School e curato da Valerio Mancini, Direttore del Rome Business School Research Center, che analizza il debito pubblico attuale, la sua redistribuzione a livello regionale e il modo in cui è influenzato dal blocco quasi totale dell’economia nazionale dovuto all’emergenza sanitaria da Covid-19.

“L’insieme del sistema Italia riporta un debito/Pil superiore al 160%, il che crea uno squilibrio per l’intero sistema per la forte tassazione resa necessaria per supportare la spesa pubblica e ripagare gli interessi sul debito”, spiega Mancini. Tuttavia Lombardia, Emilia-Romagna, Veneto, Toscana, Marche e Piemonte hanno un debito/Pil intorno all’80% che rende il loro sistema economico migliore di quello tedesco. Di contro il Meridione ha invece un debito/pil del 230% con punte di oltre il 300%. Pertanto, troviamo le migliori performance in Lombardia (71,9%), mentre il dato peggiore spetta alla Calabria (305,3%).

In termini di finanza pubblica, la ricerca sottolinea un peggioramento di 151,3 miliardi del saldo primario rispetto al 2019 (da +1,8% del Pil a -7,3%), che andrebbe a generare una decisiva caduta delle entrate (quelle tributarie si fermano 41,7 miliardi sotto i livelli dell’anno scorso, con una flessione dell’8%) e un’impennata della spesa (95,1 miliardi in più al netto degli interessi; +11,7%) per gli ammortizzatori sociali e le altre misure anticrisi.

Lo studio prevede una ripresa dal 2023 quando il Recovery Plan si sobbarcherà la quota principale dell’espansione affidata alla politica economica ed entro il 2025 il rapporto debito/Pil dovrebbe scendere al di sotto della soglia del 140%.

Debito Italia, possibili trend futuri in sintesi

L’indebitamento netto è balzato al 7,1% nel 2020 e salirà al 10,4% con i nuovi interventi a supporto dei settori economici e delle famiglie per circa 55 miliardi di ulteriore deficit che saranno autorizzati dal Parlamento. Nel 2021, dovrebbe poi dimezzarsi al 5,7%.
Il debito pubblico (in rapporto al Pil) è esploso nel 2020, e rischia di superare il 160% con le nuove misure in corso di approvazione.
La possibile terza ondata del Covid può costare oltre 3 punti di Pil e la ripresa slitterebbe quindi al 2022.
In Italia il divario Nord/Sud è destinato ad aumentare anche in termini di debito pubblico. Attualmente alcune regioni del Centro-Nord hanno un debito/pil intorno all’80% (in linea con i Paesi europei più virtuosi). Di contro il Meridione ha invece un debito/pil medio del 230% con punte di oltre il 300%.
Gli interventi nazionali incroceranno il recovery fund, che però avrà tempi più lunghi ed è atteso nel ruolo di protagonista della crescita solo dal 2023 (con 8 decimali di Pil aggiuntivo dopo i 4 attribuitigli nel 2022). La sua partenza effettiva, incognite negoziali europee permettendo, è prevista intorno a metà anno, per cui la manovra dovrà anticipare alcuni interventi: dal rilancio di Industria 4.0 alla nuova spinta per gli investimenti pubblici e privati. Inoltre, di fronte ai tempi brevi imposti per la progettazione del Recovery Plan italiano, sarà necessario creare una struttura dedicata, accentrata su un unico punto di comando.

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