Dollaro, presto nuovi ribassi? Un bene per le commodity

La settimana parte con un occhio di riguardo per il dollaro, la cui fase di recupero potrebbe ora essere messa in predicato dalle dichiarazioni della Yellen (che dovrebbe assumere la carica di Segretario di Stato il 19 gennaio) dalla quale ci si aspetta un generico richiamo alle “forze ed equilibri di mercato”, che non è certo un mantra per un dollaro forte”. Ad affermarlo è Michael Palatiello, amministratore delegato e strategist di Wings Partners Sim, che di seguito illustra nel dettaglio la propria view e la situazione che questa situazione implica a livello intermarket.

Non per nulla i fondi di investimento hanno portano le loro posizioni ribassiste sul biglietto verde ai massimi dall’aprile 2018 nella settimana che termina al 12 gennaio.

Le conseguenze per le commodity

Un nuovo indebolimento del dollaro potrebbe ridare fiato al settore delle materie prime, che ha, nella settimana passata, risentito in maniera generalmente negativa dell’apprezzamento della divisa americana.

L’orientamento della comunità finanziaria rimane solidamente positivo sulle prospettive delle commodities nel 2021, tanto che le posizioni rialziste degli Hedge Funds hanno recentemente toccato i massimi dal 2011 (circa 120 mld di dollari) con un incremento di ben 30 mld di usd solo nel periodo settembregennaio, quando l’ex ad di Goldman Sachs, Blankfein, ha apertamente consigliato di aumentare l’esposizione sul settore.

Al momento a ogni modo il comparto delle materie prime rimane sulla difensiva, con diffuse prese di beneficio che hanno colpito soprattutto oro e petrolio nei giorni passati, e il comparto dei non ferrosi in palese difficoltà a mantenere i progressi messi a segno nel pirotecnico avvio d’anno.

Tra i metalli industriali più deboli al momento non solo l’alluminio, consistentemente sotto i 2.000 dollari per tonnellata, ma soprattutto lo zinco in caduta libera dopo il picco a 2.897 dollari per tonnellata dell’8 gennaio a causa dei lockdowns intervenuti recentemente in alcune città al nord della Cina particolarmente attive sul fronte della galvanizzazione. Tenuta decisamente più solida per i due campioni del comparto, con rame sempre in area 8.000 dollari e nickel in zona 18.000 dollari.

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