Usa, la “Biden way” rafforza le prospettive per green economy e Pmi

“I giorni che hanno preceduto l’insediamento di Joe Biden sono stati vissuti in un clima di preoccupazione. Dopo l’attacco a Capitol Hill, da parte dei manifestanti vicini a Donald Trump, l’Fbi aveva avvertito della possibilità di proteste armate. La cerimonia si è svolta davanti a un Campidoglio blindato, con Biden che ha giurato facendo un appello all’unità in un momento di grande frattura istituzionale. I primi impegni che attendono il presidente e la sua vice Kamala Harris al Campidoglio saranno quelli di riuscire confermare la squadra di governo nella sua interezza e far passare prima possibile un nuovo pacchetto di aiuti per il coronavirus. Il processo in corso al Senato per l’impeachment a Trump potrebbe però complicare le cose, vanificando gli sforzi per una cooperazione bipartisan”. E’ l’opinione di Massimo De Palma, Responsabile team Multi Asset Italia di Gam (Italia) Sgr. Di seguito la sua visione.

Janet Yellen, neo segretario al Tesoro, ha esortato i Senatori ad approvare velocemente l’ulteriore aiuto economico da 1900 miliardi di dollari proposto da Biden, utile a sostenere il sistema e i governi locali per combattere la pandemia e per garantire un assegno da 1400 dollari ai privati che si somma a quello da 600 dollari introdotto dal Congresso a fine dello scorso anno. L’agenda democratica prevede anche un piano per la ripresa: questo secondo pilastro, che guarda più a lungo termine, include investimenti nelle infrastrutture e nella lotta al cambiamento climatico. L’impostazione dell’agenda dovrebbe poi creare un ambiente favorevole per le piccole e medie imprese, un tema a cui i mercati azionari prestano particolare attenzione in questo periodo.

La forte espansione della spesa pubblica provoca indubbiamente un notevole aumento del deficit che preoccupa i Repubblicani. Nel programma elettorale di Biden era previsto un incremento delle aliquote per le imprese dal 21% al 28% e un aumento delle imposte sui redditi superiori ai 400.000 dollari. E’ probabile che le modifiche avvengano in un secondo tempo, a crisi pandemica superata, ed è possibile che si arrivi a un compromesso, con livelli di tassazione corporate intorno al 25%.

L’audizione della Yellen ha portato alcuni chiarimenti su altri due temi importanti: dollaro e Cina. L’ex segretario della Fed ha disconosciuto l’utilizzo della politica dei tassi di cambio per ottenere un vantaggio competitivo, in netto contrasto rispetto alla visione del Presidente Trump e del segretario del Tesoro uscente Steven Mnuchin, che hanno ripetutamente espresso la preferenza per un dollaro più debole. Questo potrebbe determinare una svalutazione meno marcata del biglietto verde. Sulla Cina invece sembra esserci una comunanza di vedute con la precedente amministrazione: se è senz’altro vero che i toni potrebbero cambiare rispetto a quelli “muscolari” di Trump, una piena distensione non appare alle viste. L’effetto del cambio di guida dovrebbe avere effetti neutrali sull’evoluzione dell’azionario cinese. Più nel medio termine, un punto di attenzione continua però a riguardare il comparto tecnologico, che potrebbe essere impattato dalle decisioni della nuova Amministrazione.

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