Criptovalute sempre più nel mirino di autorità e banche centrali

“Il 22 maggio 2010 Laszlo Hanyecz ha pagato due pizze con i bitcoin, segnando la prima transazione in ambito retail effettuata con le criptovalute. All’epoca, il programmatore di computer in Florida ha pagato l’equivalente di circa 41 dollari per la consegna. Oggi, la banconota da 10.000 Bitcoin sviluppata da Hanyecz valuterebbe le pizze più di 180 milioni di dollari l’una. Ora, viste le aspettative di inflazione, i tassi d’interesse bassi pari a zero e gli scarsi rendimenti dei tradizionali beni rifugio come il debito sovrano, gli investitori si stanno interessando alle criptovalute“. E’ quanto nota Stéphane Monier, Chief Investment Officer di Banca Lombard Odier. Di seguito la sua analisi.

I bitcoin sono stati la prima criptovaluta a essere sviluppata e restano anche la più importante, con una capitalizzazione di mercato totale pari a due terzi. I bitcoin hanno guadagnato più del 320% negli ultimi 12 mesi. Dall’ideazione nel 2008, sono state create migliaia di altre criptovalute, come ethereum, tether e Xrp, ognuna con caratteristiche proprie. A detta dei sostenitori, tutte le criptovalute offrono un sistema sicuro per il trasferimento di denaro senza l’intervento di terzi. In realtà, la sicurezza è talmente elevata che si stima che il 20% dei 18,5 milioni di bitcoin esistenti sia bloccato all’interno di portafogli appartenenti a dei proprietari che hanno perso la password per accedervi.

La tecnologia blockchain, alla base delle criptovalute, è composta da una public ledger network che registra le nuove transazioni attraverso il consenso. Le transazioni sono confermate da dei computer che risolvono enigmi crittografici in un processo denominato “mining”.

Alcuni parametri dei bitcoin e delle altre valute criptovalute soddisfano le definizioni economiche standard di una valuta: sono difficili da contraffare e sono sia durevoli sia portatili. Al contrario, non soddisfano due requisiti: non rappresentano ancora un mezzo di pagamento diretto e, a causa della loro volatilità, è difficile affermare che possano fungere da riserva di valore, anche se alcune valute fisiche possono incontrare le stesse difficoltà nel raggiungere tali standard.

La volatilità delle valute crittografiche dipende soprattutto dai bassi volumi di mercato e delle partecipazioni, concentrate, nelle mani di un gruppo di pionieri, le cosiddette “balene”. L’ultima volta che le criptovalute hanno riportato un incremento esponenziale, nell’arco di poco meno di un anno, il prezzo dei bitcoin è sceso da 19.783 dollari il 17 dicembre 2017 a 3.300 il 7 dicembre 2018. L’8 gennaio di quest’anno, la criptovaluta ha scambiato fino a 41.940 dollari, poi è scesa del 26% e il 18 gennaio ha scambiato il 12% in meno a 36.840 dollari senza la presenza di catalizzatori chiari. Questa volatilità è anche uno dei maggiori ostacoli a un’adozione più ampia.

La differenza principale tra il boom e l’aumento delle performance del 2017-18 e i massimi storici di quest’anno è che adesso l’interesse pubblico è sostenuto da partecipazioni in criptovalute, mentre gli investitori istituzionali più tradizionali e gli hedge fund cercano un ammortizzatore dell’inflazione.

Le criptovalute hanno fatto un passo avanti nell’interazione con il mondo reale anche a ottobre dello scorso anno, quando PayPal ha annunciato l’introduzione della possibilità per i clienti statunitensi di acquistare, vendere o detenere quattro criptovalute: bitcoin, ethereum, bitcoin cash e litecoin. Il sito di PayPal afferma che “una volta lanciato nel 2021”, gli utenti potranno utilizzare il loro conto in criptovalute per le transazioni con i 26 milioni di rivenditori iscritti alla sua piattaforma.

Se da un lato suoi sostenitori affermano che la blockchain e le tecnologie finanziarie che si basano su di essa abbiano il potenziale per generare innovazioni, dall’altro i critici condividono l’affermazione del comico John Oliver che, nel 2018 ha descritto le criptovalute come “tutto ciò che non si capisce di denaro insieme a tutto ciò che non si capisce di computer”.

Attirare l’attenzione

Se da un lato le criptovalute si evolveranno, dall’altro stanno attirando sempre più l’attenzione delle autorità di regolamentazione e delle banche centrali che le vedono come una minaccia alla stabilità monetaria, dal momento che non possono essere sottoposte ai consueti controlli sui flussi di capitale. Ogni transazione è sì trasparente ma anche anonima.

La scorsa settimana la Financial Conduct Authority (Fca) del Regno Unito ha offerto una valutazione semplice: “Se i consumatori investono in questo tipo di prodotti, dovrebbero essere pronti a perdere tutto il loro denaro”. L’avvertimento lanciato dell’Fca ha portato a una modifica della normativa. Dal 10 gennaio, infatti, le “aziende cryptoasset” devono essere registrate presso la Fca per contrastare il riciclaggio di denaro sporco. L’autorità di regolamentazione ha inoltre sottolineato i rischi di volatilità, complessità, commissioni poco chiare e marketing ingannevole.

Due giorni dopo, il 13 gennaio, il Presidente della Banca Centrale Europea Christine Lagarde ha affermato che i bitcoin devono essere regolati “a livello globale”, attraverso le nazioni del G7 o del G20. Ha anche respinto la rivendicazione dei bitcoin come valuta. “Sono terribilmente dispiaciuta”, ha affermato Lagarde, “si tratta di un asset, un asset altamente speculativo, che ha condotto alcuni business poco chiari e alcune attività di riciclaggio di denaro interessanti e totalmente riprovevoli”.

Anche gli Stati Uniti si stanno preparando a un maggiore controllo, o a una qualche forma regolamentazione giuridica per i bitcoin. Dal 20 gennaio, giorno dell’insediamento del presidente Biden, l’ex numero uno della Federal Reserve Janet Yellen è segretario del Tesoro degli Stati Uniti. Nel 2017, quando era ancora alla Fed, Yellen ha descritto i bitcoin come “altamente speculativi” e “non in grado di offrire valore stabile”. Nel 2019, la Securities and Exchange Commission (Sec) ha dichiarato che i bitcoin e il principale competitor ethereum non possono essere qualificati come titoli.

A nostro avviso, il valore reale nelle criptovalute non è rappresentato dalla valute in sé, ma piuttosto dal fatto che la tecnologia blockchain sulla quale si basano è potenzialmente in grado di produrre cambiamenti dirompenti.

Preoccupazioni relative alla sostenibilità

Parte della sicurezza delle valute criptovalute deriva dalle loro esigenze di calcolo che richiedono un grande utilizzo di energia. Per generare un consenso relativo alle modifiche del public ledger è necessaria una “proof of work” che dipende da puzzle crittografici soprannominati mining e, inoltre, il sistema presenta un meccanismo di resistenza incorporato per prevenire attacchi da parte di più account. Tuttavia, dal momento che tale resistenza dipende dall’energia, man mano che l’attività di mining aumenta ci sarà un incremento del consumo di energia. I documenti redatti dal World Economic Forum nel 2017 e nel 2018 affermano che il mining delle criptovalute abbia consumato la stessa quantità di energia necessaria per estrarre l’oro e che l’estrazione di un singolo bitcoin ha lo stesso consumo medio mensile di una casa. Secondo le stime, una singola transazione bitcoin consuma 20.000 volte più energia di un pagamento Visa.

A seconda della fonte di energia, possiamo affermare che l’attività di mining non debba rappresentare una preoccupazione relativa al tema della sostenibilità in base alla fonte di energia utilizzata. La blockchain sta guidando le innovazioni nei data centre di raffreddamento e nell’utilizzo di soluzioni energetiche più ecologiche. Alcune piattaforme che dipendono dalla blockchain, come l’ethereum, stanno anche passando a un processo di verifica diverso, noto come “proof of stake”, che ridurrebbe il fabbisogno energetico offrendo al contempo una garanzia nelle transazioni.

Gli ostacoli tecnici allo sviluppo e all’utilizzo di valute basate sulla blockchain saranno risolti nel tempo. Questo non significa che le critpovalute siano pronte per essere utilizzate, nemmeno ai fini di investimento, dal momento che le autorità di regolamentazione ne stanno esaminando le implicazioni. Come ha dimostrato fin dall’inizio l’ordine di pizza effettuato da Hanyecz, la volatilità intrinseca delle criptovalute le rende difficili da usare per le transazioni che si basano sui prezzi del mondo reale. Questa settimana, a gennaio 2021, con 10.000 Bitcoin si potrebbero acquistare circa 20 milioni di pizze. Nel 2013, Hanyecz ha affermato di non aver avuto alcun rimpianto nell’ordinare le famose pizze. “All’epoca, non è che i bitcoin avessero un valore”.

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