Dal tasso infezione a quello di vaccinazione: l’outlook 2021 di Robeco

“Il 2020 si è concluso alla ricerca di una soluzione al ‘trilemma’ tra salute pubblica, libertà personale ed economia. Anche dopo l’inizio del 2021 la questione è rimasta irrisolta. Ma ora c’è un fattore determinante per superare la crisi: la diffusione dei vaccini per il Covid-19. Andando avanti, sarà importante monitorare l’efficacia e la tempestività di questa diffusione e che ci sia una volontà di vaccinarsi condivisa da tutta la comunità”. Lo ribadisce Fabiana Fedeli, Global Head of Fundamental Equities di Robeco. Di seguito la sua visione.

Il nostro scenario di base per il 2021 rimane costruttivo, in linea con quello espresso alla fine dell’anno scorso, rafforzandosi con l’esito delle elezioni americane. Durante tutto il primo semestre continuerà la campagna di vaccinazioni anche se non senza ostacoli temporanei. L’epidemia continuerà il suo impatto deflattivo, ma con l’apertura graduale dell’economia globale vedremo un aumento degli utili e un inizio di cambiamento di rotta dell’inflazione.

In questo contesto, non guardiamo all’inflazione come a un rischio immediato. Non rappresenta infatti un problema del 2021. Per tutto l’anno vedremo forse un incremento anche al di sopra del 2% negli Usa nel trimestre a partire da marzo (per via del raffronto con l’anno scorso), ma con la disoccupazione al di sopra del 5% non si avrà un grosso rialzo quest’anno. Quindi, da un punto di vista di allocazione, nell’equity avere un’inflazione lievemente sostenuta, ma non un rialzo significativo, è importante per il tema dei ciclici se va di pari passo a un rafforzamento dell’outlook. Come scenario base, abbiamo un’inflazione al di sotto del 2% con un lieve rialzo nel trimestre a partire da marzo.

Con l’inizio della presidenza Biden poi, sebbene non sia arrivata con l’attesa blue wave, è atteso un aumento della spesa fiscale con politiche comunque moderate, generando una soluzione parziale al trilemma politico. Gli expected return principali sono rappresentati nel base case ormai consolidato dall’equity, a nostro avviso l’asset class più attraente. A seguire, le commodity e gli high yield. L’asset class meno favorita sono i titoli di Stato.

Se c’è un mercato che si è rafforzato in maniera impressionante è stato quello americano. Ma, guardando anche al resto del mondo, non abbiamo in realtà raggiunto nuovi massimi rispetto al 2007 per la Cina e siamo poco al di sopra del 2007 per l’Europa. Inoltre, all’interno dello stesso mercato si osserva un grande divario, come anche all’interno degli stessi settori, con titoli a valutazioni sganciate dai fondamentali. È possibile, anche se non abbiamo evidenza concreta, che questo divario sia dovuto anche a una maggiore partecipazione retail e questo rappresenta una maggiore opportunità per l’investimento attivo.

La variabile da osservare sono gli utili. Probabilmente per i prossimi dati dovremmo attenderci un po’ di stallo ma la traiettoria vede una ripresa. Sul lungo termine, la performance geografica relativa ha tradizionalmente coinciso con il gap degli utili attesi. In particolare, le previsioni di crescita degli utili negli Usa rispetto alle altre regioni non giustificano le disparità di valutazioni.

Preferiamo i Paesi emergenti e soprattutto quelli che hanno gestito meglio la crisi pandemica. Tuttavia, il Covid ha un potere significativo su queste economie: bisogna osservare l’evolversi degli sviluppi; abbiamo cominciato a muovere un po’ più di peso su India e continueremo a monitorare il Brasile che inizia a far vedere miglioramenti, ma muovendoci in maniera molto cauta. Quanto alla Russia, bisogna vedere come si comporterà Biden con le sanzioni, mentre il Sudafrica ha grossi problemi.

In termini di valute, la Cina non vuole ripetere l’errore del Giappone con frequenti grossi sbalzi, ma un dollaro debole ha certamente avuto un impatto e, per questo, sul lungo termine ci manteniamo neutrali. Inoltre, osserviamo con incertezza il mercato azionario britannico. La Brexit è stato un passo, ma non sappiamo ancora quale sarà il futuro dei servizi. C’è l’accordo commerciale ma come verrà eseguito? Il tail risk diventa elevato e siamo underweight sull’economia domestica.

Seguendo la teoria per cui storie meno evidenti e con meno branding possano comunque nascondere opportunità notevoli, uno dei temi più interessanti è quello dello smart energy, che ha avuto ottimi risultati dal punto di vista del prezzo delle azioni nell’ultimo anno. I titoli più conosciuti, per esempio nei veicoli elettrici, hanno raggiunto valutazioni elevate, ma per arrivare al prodotto EV c’è un’intera filiera di facilitatori che ancora presentano opportunità di investimento interessanti. Per esempio, parlando di smart energy ci sono una serie di passi da compiere: le case diventeranno generatori di energia che si contrappongono alle grandi centrali di smistamento di energia di oggi. Questo, ad esempio, richiede software di controllo dei flussi, nonché hardware specifico.

Tra gli altri settori d’interesse, appunto, emergono i facilitatori di nuove tecnologie e sostenibilità, ma anche la filiera dei materiali speciali, il settore sanitario e quello dei consumi discrezionali. Peraltro, con una situazione al Congresso più facile per Biden vedremo un incremento del focus sulla sostenibilità, dunque questo rimane un grosso tema. Passato il Covid molte società non riusciranno a sopravvivere alle conseguenze. A partire dall’estate scorsa, abbiamo avviato una transizione graduale dal growth al value nei nostri fondi, ma ci siamo tenuti al value e ai ciclici di alta qualità e con fondamentali solidi.

Nel lungo termine confermiamo tre temi principali d’interesse: il mercato cinese, che è destinato a diventare l’allocazione core, la sostenibilità su cui si concentrerà una fetta importante degli investimenti derivanti dai pacchetti di stimoli stanziati durante la crisi e, infine, il value. Quest’ultimo però è da intendersi con una valenza più “smart” in linea con la direzione presa dal progresso mondiale.

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