Trimestrali Usa e indicatori macro positivi, ma i mercati sono in mano alle banche centrali

“Questa settimana siamo entrati nel vivo delle trimestrali americane relative all’ultimo quarto del 2020 e i dati riportati finora sono molto incoraggianti. Se da un lato non stupiscono i numeri da record dei big della tecnologia, dall’altro si registrano ottimi risultati, sia in termini di vendite sia di ricavi, anche da parte dei settori manifatturieri più tradizionali. Il consensus di mercato al momento sta prezzando una crescita degli utili del 28% a livello globale per l’anno in corso. Questo potrebbe giustificare, almeno in parte, le valutazioni elevate che ormai interessano i listini ad ogni latitudine”. E’ quanto osserva Paolo Mauri Brusa, gestore del team Multi Asset Italia di Gam (Italia) Sgr. Di seguito la sua analisi sull’andamento dei mercati.

Anche gli indicatori macroeconomici pubblicati di recente restituiscono un quadro prospettico positivo, con l’economia globale che nel 2021 dovrebbe crescere del 5,5% secondo le ultime stime dell’Fmi, dopo una contrazione del 3,5% nel 2020. Le economie trainanti saranno ancora una volta quella cinese, che nell’ultimo trimestre del 2020 è cresciuta del 6,5% e potrebbe accelerare fino all’8% nell’anno in corso, e quella americana, che dovrebbe crescere attorno al 5%. La Zona euro, invece, dovrebbe fermarsi al 4,2% a causa di un’uscita più lenta dai lockdown, che impattano negativamente soprattutto i settori legati ai servizi.

I mercati finanziari, dall’annuncio dei primi vaccini a inizio novembre, hanno fatto segnare un’ottima performance in tutte le aree geografiche e il posizionamento degli investitori, in particolare dei piccoli risparmiatori (retail), è diventato via via più aggressivo, raggiungendo in queste ultime settimane livelli di attenzione. Iniziano inoltre a emergere distorsioni tipiche delle fasi di surriscaldamento dei mercati, come il forte rally dei titoli maggiormente presenti negli short book degli hedge fund.

Gruppi sempre più numerosi di trader non professionali concordano sui social network strategie in opzioni sui titoli di piccola e media capitalizzazione meno amati dai fund manager, facendone salire il prezzo e forzando i gestori a rientrare dalle loro posizioni short provocando il cosiddetto “short squeeze”. Titoli come Gamestop o 3D Systems sono quadruplicati o quintuplicati in valore nel giro di pochissimi giorni. Anche la liquidità dei gestori professionali, mai così bassa dal 2013, conferma che il “sentiment” degli operatori di mercato sta raggiungendo livelli di euforia pericolosi in una fase in cui la situazione pandemica sta nuovamente complicandosi.

Le diverse mutazioni del virus, infatti, benché vengano contrastate efficacemente dai vaccini, mostrano una maggiore contagiosità e stanno causando un nuovo inasprimento delle misure restrittive, in particolare in Europa. Banche centrali e governi finora non hanno fatto mancare il loro sostegno, ma i mercati sono sempre più dipendenti dalla liquidità e il rischio maggiore è che qualsiasi delusione sul fronte delle manovre monetarie o degli stimoli fiscali inneschi una brusca fase di correzione. In quest’ottica la nuova manovra di Biden, ancora in fase discussione mentre scriviamo, è attesa al varco e un importo sensibilmente inferiore ai 1900 miliardi di dollari promessi non verrebbe certamente ben accolto.

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