Euro debole

Partiamo dalla situazione greca che, come immaginavamo, è arrivata al bar. Anche il tipico giocatore di scopa riesce a distrarsi da un’importantissima partita e a buttarti lì un: “Ma cosa sta succedendo a questa Grecia?” intanto che bevi un caffè…

Quando si comincia a parlare di questa tipologia di notizie in maniera così diffusa, tipicamente, si è vicini alla soluzione del problema. Il prossimo 9 maggio ci saranno le elezioni in Germania, dopo di esse sarà possibile vedere dei miglioramenti della situazione ellenica (la Merkel ha dichiarato che non si puo’ lasciar fallire gli stati come se fossero la Lehman Brothers: con questo monito, riferito al crollo della banca d’investimento americana, la cancelliera tedesca ha anticipato il si’ della Germania al piano di aiuti alla Grecia, pur sottolineando che Atene deve accettare un ”programma esigente” per il consolidamento del bilancio e deve ristabilire la fiducia dei mercati nel Paese).

Che si arrivi ad un tentativo di soluzione è un fatto ipotizzato da chiunque.

Ma cosa succederà dopo? Che cosa occorrerà fare per far sì che gli aiuti determino una situazione sostenibile nel tempo? Sicuramente una ristrutturazione del debito, visti gli effetti a catena che potrebbe produrre, non si auspica come il metodo migliore da essere utilizzato, e visto che la dracma non esiste più e non può essere svalutata, un aiuto monetario dall’IMF sembra essere la strada migliore. Dopo, però, occorreranno sacrifici e regole ferree per ridurre fisiologicamente il debito greco.

Risultato: euro in debolezza
Continuiamo con la situazione spagnola, anch’essa declassata dall’agenzia di rating Standard & Poor’s.

Mentre gli investitori prendevano di mira il debito sovrano di Grecia, Portogallo, Irlanda e Spagna, il taglio del rating di quest’ultima da parte di Standard & Poor’s ha spinto l’euro fino ai minimi dall’aprile 2009 contro il dollaro.

Una corsa al ribasso accelerata dopo il taglio del rating spagnolo da parte di Standard & Poor’s, che mette sotto ulteriore pressione le cancellerie europee e fa temere per le prospettive di uscita dalla crisi: sui mercati si teme che, oltre al trascinarsi della crisi greca, ora si aprano nuovi focolai nei paesi ad alto debito come la Spagna, appunto, e il Portogallo, il cui rating e’ stato tagliato ieri.

E ad appesantire ulteriormente il trend ribassista della divisa unica ci ha pensato il direttore generale del Fondo monetario internazionale, che

GbpUsd – grafico 4 ore

in un’intervista ha riconosciuto che la deriva dei deficit di alcuni paesi di Eurolandia, partita dalla Grecia, mette l’unione monetaria in una ”situazione grave”.
Risultato: euro in debolezza Fed: tassi invariati e statement che più in linea con le aspettative non si può.

Il succo è che c’è stata una combinazione tra le parole “exceptionally low levels of the federal funds rate for an extended period” e un buon outlook sull’economia, anche se con un non so che di cauto, come sempre ultimamente.

Riassumendo (per che voglia farsi un’idea propria andando a leggersi lo statement per intero, qui il link: http://www.federalreserve.gov/newsevents/press/monetary/20100428a.htm), l’attività economica ha continuato a rafforzarsi ed il mercato del lavoro ha cominciato a migliorare, l’immobiliare sta rialzando la testa anche se rimaniamo su livelli bassi e, sebbene il tasso di crescita e di ripresa potrà rimanere moderato per un po’ di tempo, il Committee sta cominciando ad anticipare un graduale ritorno di più alti livelli di utilizzo delle risorse in un contesto di stabilità dei prezzi.

Ultima nota, per dovere di cronaca: il dissenso sulle decisioni della Fed, è stato manifestato soltanto dal solito Hoenig, il quale avrebbe voluto un rialzo.

Passiamo all’analisi tecnica dove notiamo come le premesse macroeconomiche di cui abbiamo parlato ampiamente sopra non possono non avere avuto un impatto.

Incominciamo dal cambio eurodollaro per evidenziare come ieri sia stato raggiunto un nuovo minimo e come i prossimi movimenti siano decisi da un superamento di uno dei due livelli mantenuti nelle ultime ore.

Abbiamo sopra una resistenza a 1.3260 (ricorderete come sia stato importante questo livello durante la discesa) ed abbiamo un supporto sul minimo a 1.3115. A onor del vero nel breve (un grafico a 10-15 minuti lo mostrerà chiaramente) è presente un altra area di resistenza a 1.3220, dove si sono concentrati i massimi da ieri mattina, ad eccezione dell’escursione a 1.3260.

La ripresa del biglietto verde ha contagiato anche il cable, che vediamo essere ritornato sui livelli di minimo osservati nei primi giorni di aprile. Nel medesimo istante in cui l’euro toccava il minimo, il cable raggiungeva e metteva a segno un precisissimo doppio minimo a 1.5125.

Come si può osservare da un grafico, questo livello si candida ad essere il supporto fondamentale per le prossime evoluzioni e se dovesse essere oltrepassato lo spazio favorevole al dollaro sarebbe notevole: si parla di almeno 300 punti sino a 1.48 figura (il doppio minimo del cambio del 1 e 25 marzo coincidente con il minimo da 11 mesi ad oggi).

Il cambio UsdChf non fa eccezione a quanto visto sino ad ora: ieri è stato raggiunto un nuovo massimo, al di sopra di quel 1.0895 tanto pubblicizzato, arrivando sino a 1.0920. I due livelli da tenere in considerazione per il trading di giornata sono appunto il nuovo livello di resistenza ed il supporto a 1.0780. Continuiamo ad insistere affermando che la tendenza rimarrà rialzista sino a che i prezzi non riusciranno a scivolare al di sotto di 1.05-1.0530. 

Un movimento inatteso è stato visto sul cambio UsdJpy, in genere molto veloce ad indebolirsi sulla scia di un aumento dell’avversione al rischio e dell’incertezza macroeconomica. I prezzi si trovano stabili nei pressi di 94 figura e consideriamo tuttora 94.70 il livello di resistenza.

È più lontana la zona di supporto, ma è molto precisa: a 92.75 non solo transita la linea ascendente che guida la risalita dei prezzi dal minimo di marzo, a 88.15, ma si sono concentrati anche i minimi del 21 e del 27 aprile scorsi.

Interessante il livello raggiunto dal cambio UsdCad: dopo che nei giorni scorsi si è mantenuto molto vicino alla parità abbiamo visto un ritorno verso 1.02, quasi a raggiungere il precedente massimo e prima resistenza ad un’eventuale salita. Per le prossime ore possiamo indicare 1.0060 come livello da sfruttare per un aumento di volatilità ribassista e 1.02 come resistenza, sempre tenendo a mente che suggeriamo da tempo 1.03 figura come vero punto di svolta per una ripresa della tendenza rialzista.

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