Al contrario, aggiunge, “abbiamo migliorato la previsione circa la crescita degli Stati Uniti al 6,1% (dal 5,5%) per la riapertura relativamente veloce delle attività economiche grazie alla rapida immunizzazione; la spinta ai consumi sarà amplificata dal consistente pacchetto fiscale (1 trilione di dollari, secondo le nostre previsioni) che la nuova amministrazione fornirà prima della primavera”.
Le differenze nel ritmo della ripresa e nella crescita dell’inflazione, spiega Zanghieri, si tradurranno in un più ampio differenziale di rendimento Treasury/Bund, “ma prevediamo che l’impatto sul tasso di cambio euro/dollaro sarà di secondo ordine poiché forze più forti, come una minore incertezza politica e un disavanzo esterno Usa più elevato, continueranno a pesare sul biglietto verde. Prevediamo che il tasso euro/dollaro scivolerà a 1,28 entro la fine dell’anno. Infine, ci aspettiamo che il Pil cinese cresca del 7,8%, poiché la seconda epidemia di virus è più contenuta e l’ampio stimolo monetario e fiscale sarà rimosso con estrema cautela”.