Cina e tecnologia digitale, il nuovo Eldorado su cui investire

“La crisi sanitaria scoppiata lo scorso anno ha portato a inevitabili cambiamenti del nostro stile di vita che, molto probabilmente, potrebbero protrarsi anche dopo la pandemia. E, in particolare, le restrizioni sociali e la ‘reclusione’ forzata nelle nostre case hanno dato un forte boost a un trend già in forte crescita: la Digital Revolution & Technology. In particolar modo, abbiamo preso in esame l’andamento dei mercati finanziari, ponendo a confronto il Nasdaq (indice dei titoli tecnologici Usa) e l’S&P 500 (indice rappresentativo dell’azionario Usa)”. Lo spiega Giacomo Calef, Country manager di Notz Stucki. Di seguito la sua analisi.

Possiamo osservare come nel 2020 la performance del primo sia stata caratterizzata da una vera e propria spinta propulsoria, con un +43% circa (in dollari) contro il +16% dell’S&P 500 (si badi bene, non viene riflesso l’effetto del cambio con l’euro). E nel 2021, la corsa dei titoli tech sembra non avere visto ancora il suo capolinea: da inizio anno all’11 febbraio il Nasdaq registra un incremento superiore all’8%, a fronte di un +4% circa dell’S&P. Dato il forte interesse, dunque, abbiamo approfondito il trend della digitalizzazione ed abbiamo rilevato l’esistenza di un universo contenente un numero cospicuo di segmenti specifici (ne abbiamo individuati quasi venti), ma nell’ottica di massimizzare il rendimento offerto da questo dirompente tema di investimento, ne abbiamo selezionati solo sei, operando uno screening basato su due filtri. Abbiamo identificato, da un lato, solo i segmenti più profittevoli in via prospettica, mentre dall’altro quelli che includono un numero adeguato di player/aziende attraverso cui diversificare l’investimento.

Di seguito, in particolare, ne vogliamo indicare due: il cloud computing e l’ecommerce. Il primo è risultato estremamente importante durante la pandemia, poiché nei periodi di lockdown ci ha permesso di proseguire l’attività lavorativa usufruendo, tramite server remoto, di risorse software condivise e di servizi digitali altamente scalabili ed efficienti. Inoltre il grafico mostrato sulla sinistra esprime come il segmento del cloud computing sia estremamente profittevole: i ricavi globali derivanti dai servizi di cloud pubblico, ovvero quelli offerti in outsourcing da società specializzate, sono cresciuti ininterrottamente nell’ultimo decennio, da 30 miliardi di euro nel 2011 a 236 stimati per il 2020. Il secondo segmento preso in considerazione, invece, ha tratto beneficio dalle difficoltà di compiere acquisti presso negozi fisici. Il balzo dell’ecommerce, in particolare, è rappresentato nel grafico sulla destra: le vendite tramite l’online hanno subito una forte accelerazione negli ultimi anni e, secondo le stime per il 2021, i 3879 miliardi di dollari nel 2020 possono salire fino a 4479.

In definitiva, riteniamo che un portafoglio azionario solido e ben posizionato debba presentare una componente dedicata a digitale e tecnologie, anche se, si ponga attenzione, date le alte valutazioni di mercato raccomandiamo una selezione dei titoli attenta ed efficace.

Azionario cinese, i vantaggi della gestione attiva

Tra i grandi vincitori uscenti dalla crisi da Covid-19 abbiamo, senza dubbio, la Cina. L’economia cinese è cresciuta del 2% circa nel 2020, le stime indicano un incremento compreso tra l’8% e il 9% nel 2021 e il renminbi si sta rafforzando nei confronti del dollaro. Inoltre, a differenza di ciò che sta avvenendo nelle altre grandi economie mondiali, nel 2021 la politica macroeconomica cinese dovrebbe focalizzarsi soprattutto su riforme strutturali e su significative misure di stimolo dei consumi, facendo leva su occupazione, sicurezza sociale e distribuzione ottimale del reddito.

Nello specifico, le opportunità di crescita si possono ricercare nel mercato delle azioni cinesi di tipo A (A-Shares), ovvero il secondo al mondo per dimensione. E, a tal proposito, i migliori titoli sono da individuare tra le imprese leader che cavalcano l’onda dei megatrend e tra i settori che dovrebbero beneficiare dal piano quinquennale di riforme e di sostegni economici promosso dal governo cinese (si osservi: la Cina aspira a divenire totalmente indipendente a livello economico!). I temi più rilevanti saranno tecnologia, innovazione, digitalizzazione, nuove infrastrutture, investimenti green e crescita della domanda interna. Potremmo quindi dire che il solido contesto macroeconomico, da un lato, e le riforme a favore di una crescente internazionalizzazione dei mercati finanziari, dall’altro, potrebbero attirare notevoli investimenti a favore delle azioni cinesi di tipo A. Inoltre, l’elevata dispersione nei mercati e la spiccata partecipazione degli investitori retail rappresentano una conferma di come sia davvero possibile ottenere alfa, ovvero un attraente valore aggiunto, da un portafoglio equity cinese a gestione attiva.

Si osservi il grafico. Esso illustra le performance a 3 anni (rolling) dell’indice Msci China, dell’indice EurekaHedge China Equity Long/Short e di un portafoglio costruito attraverso una nostra selezione di gestori dell’universo China Equity Long/Short. Quest’ultimo, infatti, negli ultimi 5 anni ha sempre sovraperformato i benchmark prescelti. Alla luce delle considerazioni presentate, pertanto, abbiamo deciso di strutturare una strategia multi-manager assegnando ai gestori prescelti dei pesi differenziati, con l’obiettivo di offrire dei vantaggi di diversificazione migliori rispetto a quelli ottenibili da un tradizionale portafoglio azionario.

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