È probabile che l’inflazione headline salga sopra il 2% nei prossimi mesi, poiché gli effetti di base nella primavera del 2020 porteranno ad un rimbalzo tecnico dell’inflazione su base transitoria. Tuttavia, le misure principali tendono a seguire la componente dei servizi, che probabilmente salirà solo quando il mercato del lavoro si restringerà. Una lenta ripresa del mercato del lavoro dovrebbe fungere da freno alle misure sull’inflazione core.
Inoltre, i ritardi nelle vaccinazioni, le interruzioni logistiche alle consegne dei vaccini e le preoccupazioni per le nuove varianti suggeriscono che l’economia globale non si riaprirà contemporaneamente ovunque. Ciò potrebbe essere valido anche tra i diversi stati all’interno degli Stati Uniti. Questo suggerisce che è improbabile che assisteremo a un’accelerazione significativa, o almeno non continua. Infine, un tecnicismo sul mercato delle aspettative d’inflazione (breakeven) suggerisce che l’inflazione non sia in procinto di aumentare. Infatti, i Tips (Treasury Inflation-Protected Securities) sono interpretati come una proxy per quanto riguarda le aspettative di inflazione, ma il premio di liquidità nel segmento Tips lascia intendere sia questo premio che in realtà si sta muovendo, piuttosto che le reali aspettative di inflazione. Nel complesso, ci aspettiamo l’inflazione aumenti a causa degli effetti di base e della massiccia spesa fiscale con la domanda repressa scatenata dalla riapertura delle economie, ma crediamo che questo travaserà in un aumento temporaneo. La Fed ha già dichiarato che non reagirà (eccessivamente) e i rendimenti dovrebbero quindi rimanere in qualche modo limitati.
Se da un lato non ci aspettiamo grandi movimenti sul fronte dell’inflazione quest’anno, il trade di reflazione è invece destinato a continuare a ricevere supporti dalla diffusione dei vaccini e dalla massiccia spesa fiscale dell’amministrazione Biden. È probabile che i rendimenti salgano ancora e che il recupero dei settori ciclici vada avanti. In questo contesto, il reddito fisso è destinato a soffrire maggiormente, soprattutto sul fronte del debito sovrano. Ci siamo concentrati sugli Stati Uniti, ma è probabile che i rendimenti europei salgano di pari passo, anche se in misura minore. Gli spread di credito si sono già evidentemente ristretti, ma hanno ancora spazio per assorbire alcuni rendimenti più elevati, il che ci mette in condizioni più favorevoli dinanzi al rischio di credito che con quello legati ai tassi d’interesse. I mercati azionari dovrebbero continuare a fare bene fino a quando i rendimenti non saliranno e la Fed resterà in attesa, quello che per noi è lo scenario più probabile. Infatti, le valutazioni, già elevate, si deteriorerebbero ulteriormente con tassi più alti.