Draghi, l’opportunità senza precedenti di investire nel futuro economico dell’Italia

Mario Draghi, ex presidente della Banca Centrale Europea, è stato nominato Presidente del Consiglio italiano. Le aspettative per la presidenza di ‘Super Mario’, come viene spesso soprannominato, sono altissime. Draghi ha infatti il compito di rilanciare l’economia nazionale stagnante e la sua nomina comporta alcune implicazioni anche per il futuro della leadership dell’Unione Europea”. E’ l’opinione di Stéphane Monier, Chief Investment Officer di Banca Lombard Odier. Di seguito la sua visione.

A Draghi è stato attribuito il merito di aver salvato l’euro a luglio 2012, con la sua promessa del “whatever it takes“, e oggi viene definito da un esperto come “l’ultima speranza” per l’Italia. Diventa il quarto Presidente del Consiglio italiano a guidare un governo tecnico dal 1994, dopo Carlo Azeglio Ciampi, ex banchiere centrale, l’economista Lamberto Dini e Mario Monti, ex Commissario Europeo ed economista.

Mario Draghi, 73 anni, gode di un ampio supporto da parte di tutte le forze politiche, comprese quelle storicamente rivali tra loro, come il Movimento 5 Stelle e la Lega. Matteo Renzi, ex Presidente del Consiglio, ha ritirato il sostegno del suo partito “Italia Viva” al precedente governo, costringendo il Capo dello Stato Sergio Mattarella a conferire a Draghi l’incarico per la formazione di una coalizione alternativa, al fine di evitare ulteriori problematiche relative alla salute pubblica derivanti dallo svolgimento di elezioni durante una pandemia.

I mercati hanno accolto favorevolmente la nomina di Draghi, tanto che, subito dopo il conferimento dell’incarico dello scorso 3 febbraio, lo spread tra il debito pubblico italiano a 10 anni rispetto al bund tedesco si è ridotto dai 113,8 punti base registrati del 2 febbraio a 91,2 punti base del 12 febbraio, il valore più basso degli ultimi cinque anni. Lo spread tra il debito pubblico italiano e quello tedesco viene usato come misura del rischio politico per l’Eurozona. Il mercato azionario italiano ha riportato un rally con l’indice benchmark Ftse Mib che ha guadagnato il 2,1% il 3 febbraio.

Nel corso della settimana, il parlamento italiano dovrebbe votare la fiducia al nuovo esecutivo guidato da Draghi, composto da politici appartenenti ai maggiori partiti e da esponenti del mondo tecnico. Il nuovo governo mira a definire il programma di riforme strutturali che comprendono l’istruzione, l’amministrazione e la giustizia, le infrastrutture e l’accelerazione del programma di vaccinazione, supportando le famiglie e le imprese durante la pandemia, oltre al piano di spesa per la ripresa. Draghi inoltre ritiene che il cambiamento climatico sia un punto fondamentale dell’agenda del suo governo e ha già istituito un nuovo Ministero per supervisionare la transizione verso un’economia sostenibile.

Priorità indotte dalla pandemia

L’Italia è stato il Paese europeo più colpito dalla pandemia nella prime fasi della crisi e il primo a imporre severe restrizioni. Con 2,7 milioni di contagi, il numero di positivi del Paese è attualmente inferiore a quello di Regno Unito, Francia e Spagna in termini assoluti, anche se mantiene ancora il secondo posto a livello europeo in termini di mortalità, dietro il Regno Unito, con oltre 93.500 decessi. Così come gli altri stati dell’Unione, l’Italia sta incontrando delle difficoltà con le forniture di vaccino anti-Covid. È stato vaccinato il 4,9% della popolazione (dati del 13 febbraio), percentuale superiore alla media europea del 4,7% e a quella di Germania, Francia e Austria, ma comunque inferiore al 5,2% della Spagna.

L’Italia sta quindi cercando di riprendersi da una recessione che ha causato una contrazione dell’economia dell’8,8% nel 2020, il dato più alto registrato dal dopoguerra. Le misure a tutela della salute pubblica che saranno introdotte nelle prossime settimane e mesi determineranno l’andamento dell’economia, che potrebbe tornare a crescere solo nel secondo trimestre di quest’anno. A marzo 2020, inoltre, terminerà anche il blocco dei licenziamenti in Italia, introdotto per contrastare la pandemia. Questo potrebbe innescare un incremento del tasso di disoccupazione, ora attestato costantemente intorno al 10%. Ci aspettiamo che il Pil italiano registri un incremento del 4,8% quest’anno e che l’inflazione dei prezzi al consumo aumenti dell’1%.

L’attività economica italiana è pari all’80% del livello di pre-pandemia. Ad oggi, la ripresa economica del Paese è ampiamente in linea con quella degli stati limitrofi, come si evince dal nostro indicatore high-frequency activity (grafico sottostante).

La ripresa dell’Italia è in linea con quella dei paesi europei limitrofi

Debito produttivo

Il momento è propizio per una svolta nel Paese. In passato, le figure tecniche hanno iniziato il proprio mandato in contesti che richiedevano l’introduzione di misure di austerity, che indeboliscono molto rapidamente il sostegno politico degli esecutivi. Dal 1993, i Capi del Governo tecnici italiani hanno goduto di un’aspettativa di vita politica pari a soli 16 mesi. Al contrario, Draghi ha una finestra di opportunità generata dai costi di finanziamento più bassi e dal sostegno politico per la spesa fiscale.

A luglio 2020, l’Unione Europea ha messo a punto un recovery fund del valore di 750 miliardi euro, per rispondere alla crisi derivante dalla pandemia. L’accordo ha dato per la prima volta alla Commissione Europea la capacità di emettere debito per conto degli stati membri e, tra questi, Italia e Spagna sono i maggiori beneficiari.

Entro la fine di aprile, il nuovo esecutivo dovrebbe sottoporre alla Commissione Europea un piano di investimenti relativo ai 209 miliardi di euro stanziati per l’Italia dal recovey fund sotto forma di sovvenzioni e prestiti, che equivale al 10% del Pil nazionale. In totale, il Paese ha già stanziato misure fiscali per circa il 5% del Pil del 2019 in risposta alla crisi, percentuale più elevata di qualsiasi altro paese sviluppato. Si stima che le misure da implementare per contenere la pandemia porteranno il debito pubblico a quasi il 160% del Pil nel 2021.

Gli altri Stati membri, compresi i cosiddetti “quattro frugali” Austria, Danimarca, Paesi Bassi e Svezia che l’anno scorso si sono opposti all’introduzione di un maggiore sostegno da parte dell’Ue, osserveranno attentamente l’Italia, per verificare che i fondi stanziati vengano spesi in modo oculato. Secondo questi, i fondi dovrebbero essere impegnati nella spesa per le infrastrutture e negli sforzi per espandere un’economia che ha registrato la più marcata stagnazione per più di due decenni, minacciando occasionalmente anche la stabilità della moneta unica.

Una nuova leadership europea?

Ad agosto 2020 Draghi ha descritto la pandemia come un’opportunità per utilizzare il budget dell’Ue dal valore 1,100 miliardi di euro in sette anni, e il recovery fund, sia a livello nazionale che comunitario, per stabilizzare e rafforzare le economie. Ha aggiunto che gli alti livelli di debito potrebbero essere sostenibili solo se “utilizzati per scopi produttivi” come gli investimenti pubblici in “capitale umano” e “infrastrutture indispensabili per la produzione”.

Durante la crisi del debito sovrano dell’Eurozona del 2012, Draghi ha avuto bisogno del sostegno del Cancelliere tedesco Angela Merkel per salvare la moneta unica. La Germania è ora in fase di transizione verso una nuova leadership, con la Merkel pronta a dimettersi dal suo ruolo a settembre. Questo potrebbe permettere a Draghi far guadagnare all’Italia una posizione più centrale nella leadership strategica dell’Europa, in linea con l’idea del presidente francese Emmanuel Macron di dare uno stampo più federale all’Unione Europea.

Il discorso di Draghi dello scorso anno è stato però più ampio, proponendo la creazione di una Unione Europea più federale, suggerendo che il bilancio e il debito comunitario “possano costituire la base della creazione di un ministero del Tesoro Europeo“. La leadership dell’Italia in termini di riforme strutturali, prima dei cambiamenti di leadership in Francia o in Germania, darebbe legittimità al recovery fund dell’Ue. Questo potrebbe a sua volta avere conseguenze più durature per una integrazione fiscale dell’Unione Europea.

Le aspettative in campo politico ed economico per il nuovo Presidente del Consiglio italiano sono alte. Draghi ha l’opportunità di tracciare un percorso di crescita a lungo termine per l’Italia, oltre che a consolidare il progetto Ue in un momento storico senza precedenti.

Resta da vedere se la sua leadership andrà oltre la nomina attuale. È anche probabile che, in linea con la teoria del diciannovesimo secolo del “Grande Uomo”, che crede nell’impatto causato da singoli individui, gli esperti rivolgano aspettative troppo elevate ad un tecnico che affronta una recessione unica, innescata da una pandemia globale all’interno di un panorama politico complesso.

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