Pragmatismo sull’azionario ma ancora in subbuglio le commodity

Piccolo passo indietro generalizzato per i listini azionari che sembrano finalmente accusare il peso fattuale della realtà contingente dopo settimane passate a salire a discapito di qualsiasi notizia che non fosse in linea con il credo rialzista generalizzato; ad innescare la correzione, si mormora, un dato sui sussidi alla disoccupazione americani ancora una volta deludente, e se così fosse dobbiamo forse aspettarci altri movimenti volatili nella giornata odierna dato che assisteremo alla pubblicazione degli importanti aggregati relativi alle stime flash sull’andamento del settore manifatturiero e servizi pubblicati da Markit per Europa ed Usa.

La frenesia rialzista appare ancora più esasperata nel settore delle materie prime in questo periodo, tanto da indurre Commerzbank a parlare apertamente di un “distacco dalla realtà”.

Ma il petrolio sembra soccombere al “reality check” con i futures sul Wti in calo di circa il 3% nelle prime ore di contrattazione (e sotto quota 60 dollari per barile). E in effetti la notizia che l’OPEC potrebbe presto ricominciare ad incrementare la produzione a partire da aprile, ed al contempo voci che l’Arabia Saudita potrebbe non estendere i suoi tagli volontari oltre la scadenza di marzo, rappresentano indubbiamente una corrente avversa alla salita delle quotazioni, dato che la produzione potrebbe contare su un incremento per 1,5 milioni di barili/gg già a partire dal mese prossimo, e magari anche di più, dato che l’apertura di Biden sull’accordo nucleare iraniano di queste ore potrebbe liberare anche le esportazioni di questo importante produttore.

Un po’ di sano pragmatismo non può che essere positivo per i mercati, che hanno indubbiamente necessità di rifiatare e consolidare i recenti rialzi prima di tentare nuove vette; una fase contemplativa che non sembra però estendersi al mercato dei metalli non ferrosi, letteralmente in subbuglio a far data dal ritorno alle contrattazioni dei cinesi ieri notte.

Il rame ha letteralmente rotto gli argini ingrassando la sua quotazione per oltre 400 dollari per tonnellata e portandosi ormai in vista della soglia psicologica dei 9.000 dollari. Il solido sentimento rialzista del mercato, decisamente trainato dalla speculazione in questa fase, si riflette anche nel rapporto tra opzioni put e call nel corso d’anno. Se il rapporto tra questi due strumenti rimane abbastanza bilanciato fino al terzo trimestre la fine d’anno presenta una prevalenza di opzioni call rispetto alle put in un rapporto prossimo a 9:1 a dimostrare il posizionamento unidirezionale degli operatori pronti a scommettere su un finale d’anno pirotecnico per il metallo rosso. Questo sbilancio di posizioni rappresenta d’altro canto anche un potenziale pericolo per il mercato, in quanto una eventuale correzione potrebbe innescare rapidi flussi di liquidazione sulle posizioni acquistate a copertura di dette opzioni, amplificando la rapidità del movimento ribassista.

A cura di Michael Palatiello, ad e strategist di Wings Parnetners Sim

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