Il silenzio del giorno prima. Le analisi del giorno dopo

di Pompeo Locatelli

…tra fine marzo e l’inizio di aprile. Certo, anche in quei giorni si parlava diffusamente del caso Grecia. Ma più in funzione della polemica dei governi europei nei confronti di Goldman Sachs che per mettere in guardia i risparmiatori contro i rischi di un nuovo crollo dei mercati finanziari. Anzi. Quasi tutti hanno sottolineato, all’epoca, che la Grecia, il cui pil rappresenta poco meno del 3 per cento di quello dell’Unione Europea, non rappresentava una seria minaccia per le prospettive di ripresa dell’economia. Certo, si segnalava la debolezza dell’euro, ma più per i risvolti politici della crisi di Atene che non per l’effettivo costo per le grandi banche del Continente. In ogni caso, non c’è analista finanziario che sia sfuggito, chi più chi meno, dalla tentazione di ripetere il seguente ritornello: non è da escludere, dopo la corsa dei listini, una fase di assestamento verso il basso che, però, servirà a ricreare i margini per una consistente ripresa. Insomma, tra tanti esperti non ce n’è uno, dico uno, che abbia consigliato di liquidare tutte le posizioni prima che arrivasse la tempesta. Ma allora, mi domando, che ci stanno a fare? Per carità, non pretendo che gli analisti siano maghi capaci di leggere il futuro in una sfera di cristallo. Ma, per la verità, io mi accontenterei di molto meno. Tanto per cominciare, mi farebbe piacere che questi “intelligentoni” evitassero di spiegarmi, il giorno dopo, perché era così facile capire che, prima o poi, le Borse mondiali sarebbero crollate a causa della crisi greca. Non potevi dirmelo prima, almeno in via di ipotesi, che correvo un rischio del genere? Era poi così difficile evitare la pubblicazione di consigli “buy” mentre l’Europa e gli Usa già ballavano sull’orlo del vulcano? Certe interpretazioni del giorno dopo mi irritano tanto quanto certe cronache sportive del lunedì.
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