Ecco perché essere ottimisti sulla crescita economica

di Alessandro Santoni

Nell’ultima settimana, nonostante il mercato azionario sia sceso pesantemente e siano tornati i timori sul debito sovrano dei paesi Europei, si sono susseguiti report delle principali case di brokeraggio che hanno confermato la loro visione positiva sulla crescita mondiale, in molti casi rivedendole al rialzo.
In particolare Goldman Sachs è molto ottimista sull’economia mondiale con attese di crescita per il 2010 e 2011 pari al 4,8% e 4,9%, a confronto del 4,4% per entrambi gli anni del consensus forecast. Si riconosce che la crescita dell’area Euro sarà modesta, ma la cosa non desta particolare preoccupazione, perché i veri motori della crescita mondiale sono gli Usa e i BRICS. Il FMI ha rivisto recentemente al rialzo le previsioni sull’andamento del Pil mondiale e delle economie emergenti (EE). Nel 2010 l’aumento del Pil delle EE dovrebbe essere del 6,3% (+0,3% rispetto alle previsioni di gennaio; +1,3% rispetto a quelle di ottobre), in virtù della sostenuta domanda per investimenti in scorte e della continua espansione del commercio internazionale. In questo contesto il peso relativo dell’Europa sta diminuendo progressivamente mentre la Cina e gli Usa si preparano a creare un duopolio economico. Negli anni 2000 Usa e Cina insieme hanno aumentato il loro Pil di circa 8.000 miliardi di dollari, mentre Francia, Germania e Italia (che insieme contano per il 70% della crescita in valore dell’area Euro) hanno incrementato il proprio Pil di solo 4.000 miliardi di dollari. Inoltre, mentre la crescita delle esportazioni tedesche verso le economie mature sta rallentando, l’aumento dei beni esportati verso le aree emergenti, in particolare Cina e India, continua ad accelerare. Nell’ipotesi che il trend prosegua a questi ritmi nei prossimi 12 mesi, il commercio tedesco con la Cina supererà quello con la Francia. Tuttavia anche in Europa qualche spiraglio positivo si intravede. Stanno recuperando fortemente le esportazioni tedesche (+9,42% a/a), mentre l’export italiano cresce del 6,52% in linea con il dato francese. A fare da contraltare a questo scenario sono i rischi di una possibile “bolla” cinese che tuttavia non sembrano destare troppe preoccupazioni.
I rischi per la crescita cinese dipendono principalmente dal settore immobiliare e dalle politiche che il governo potrebbe attuare per calmierare i prezzi. Le misure di contenimento però sono al momento limitate ai terreni agricoli, mentre i controlli di prezzo sui terreni destinati all’edilizia urbana sono pressoché inesistenti. Anche nel caso in cui i prezzi nel settore immobiliare dovessero scendere gli investimenti continueranno a crescere perché continuerà l’urbanizzazione e la domanda di abitazioni rimarrà sostenuta grazie anche a tassi di interesse molto bassi. Inoltre a sostenere gli investimenti sarà anche la necessità di costruire infrastrutture.
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