Per ora, meglio l’intrady

Una bella chiacchierata dal punto di vista accademico, che ha cercato di individuare le diverse interconnessioni tra mercati, attori finanziari ed economici e risparmiatori, ma che ha portato alla luce la profonda mancanza di certezze riguardo al futuro. Vero è che dopo ogni crisi è arrivato un periodo di ripresa. Altrettanto vero è che la storia si ripete. Il problema è comprendere le tempistiche e le azioni possibilmente intraprendibili per affrontare questo periodo incerto.

L’unica certezza che abbiamo è che i mercati hanno sempre ragione e che i prezzi scontano tutto.

L’economia mondiale sta continuando il suo lento evolversi e la tanto aspettata ripartenza sembra latitare, soprattutto per quanto riguarda l’Europa che, oltre ai noti problemi relativi ai diversi debiti sovrani, non sembra aver la forza per ripartire in maniera inequivocabile. La svalutazione che sta interessando la moneta unica, sta dando certamente una mano a tutte le aziende esportatrici che, dopo l’1.5100 di EurUsd fatto segnare lo scorso dicembre, finalmente hanno la possibilità di incrementare i volumi di affari e di vedere una domanda aggregata in aumento, proprio grazie al fattore valutario.

La Gran Bretagna non si sta difendendo benissimo né dal punto di vista economico e di conseguenza valutario, mentre l’America sta abbozzando una fase di ripresa, ed alcuni analisti prevedono aumenti dei tassi di interesse, per contenere possibili pressioni inflattive, già entro fine anno.

Per completare il quadro possiamo aggiungere che gli emergenti e le loro valute non vanno poi così male, mentre le commodities sembrano essere di un mondo a parte.

Rimane difficile fare previsioni che si allontanano di qualche settimana, figuriamoci più a lungo termine. Meglio optare per operazioni intraday e lasciare sfogare i mercati che risultano essere ancora sotto tensione e con una situazione di liquidità eccezionale (in negativo) rispetto alla media solita rilevata sui mercati. Non sentiamoci sotto pressione e con la paura di perdere qualche treno in partenza, non è ancora il momento per azzardare posizionamenti ambiziosi.

EurUsd– Grafico 4 ore

Passiamo all’analisi tecnica dove troviamo un eurodollaro nuovamente scambiato nella parte bassa del grafico. Dopo un’illusione durata quattro giorni, forse un movimento troppo “artificiale” per essere duraturo, abbiamo avuto ieri un avvicinamento al minimo precedente di 1.2145, senza però completare precisamente il test del “doppio minimo” che ci attendevamo.

Un grafico con candele a 4 ore crediamo renda bene l’idea di quali saranno i livelli da tenere in considerazione per le prossime evoluzioni: troviamo un supporto prossimo al minimo di ieri, 1.2180, ed un’area di resistenza in zona 1.25 figura.

Ritorna all’area abbandonata velocemente lunedì il cambio UsdJpy.

Nella notte abbiamo già avuto modo di notare come, ancora una volta, la resistenza di 90.50 abbia dato prova di essere rispettata. Una rottura di questo livello, come già ipotizzavamo un paio di giorni fa, potrebbe condurre i prezzi in breve tempo al successivo livello tecnico di 91.80. Un primo supporto allo scenario sopra descritto si trova a 90 figura, mentre il più importante continua a essere l’area nei pressi di 89 figura (il minimo degli ultimi 20 giorni).

Vediamo il cambio EurJpy ora poiché ieri è stato raggiunto il minimo dei prezzi dal lontano novembre 2001.

Siamo giunti infatti a 108.85, lasciando sul terreno, solamente nel mese di maggio il 14% e ben 17 figure! Nonostante, dopo il test del minimo si sia poi assistito ad una ripresa di 300 punti in mezza giornata, non può esserci illusione di una ripresa duratura senza ulteriori elementi a supporto: uno potrebbe esser il ritorno dei prezzi al di sopra di 112.50, dove transita la linea discendente, con origine al 3 maggio, che racchiude i massimi decrescenti senza mai essere stata oltrepassata.

Non è ancora fuoriuscito dal trading range che sta mantenendo dal 17 maggio il cable. L’idea è che sino ad una rottura di 1.45 o di 1.4240, non potremo aspettarci nessuna novità. È comunque inusuale questa lateralità sulla sterlina, per cui non crediamo che tarderà molto ad arrivare una ripresa di volatilità: strategie di breakout in questi casi potrebbero essere le più indicate.

Si è fermato 40 pips al di sotto del massimo indicato ieri il cambio UsdChf. Interessante in ogni caso il raggiungimento di un massimo di periodo (non più visto dal 22 aprile del 2009), 1.1690, che rimane il livello da superare oggi. Come livelli di supporto, continuiamo ad affermare quanto scritto ieri: 1.1580 e 1.1450 i più vicini ed i meno influenti, mentre 1.1240 il più importante,  confermato da un grafico giornaliero.

Chissà se il movimento del cambio EurChf da ieri mattina, compreso fra 1.4210 e 1.4290, sia il preludio alla nuova creazione di un trading range altamente compresso, in attesa di un nuovo elemento scatenante una ripresa della volatilità? In ogni caso i livelli hanno fermato le pressioni a rialzo ad a ribasso già alcune volte, per cui non sembrano da trascurare.

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